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Core Web Vitals: cosa sono e perché contano (moltissimo) per il tuo sito

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Quando lavori al tuo sito – che sia un e-commerce, un sito aziendale o un progetto editoriale – ti sembra spesso di non fare mai abbastanza. Scrivi contenuti di qualità, ottimizzi per le keyword giuste, segui l’intento di ricerca… eppure, a volte, qualcosa continua a non funzionare.

Oggi, però, non basta pubblicare articoli coinvolgenti o curare i testi delle pagine prodotto. Serve anche garantire un’esperienza utente fluida, veloce e stabile. Solo così puoi trasformare i visitatori in lead, in clienti e, se già lo sono, mantenerli nel tempo.

Un sito lento o poco reattivo rischia di far scappare anche l’utente più interessato. Immagina qualcuno che naviga da smartphone, magari su un mezzo pubblico o durante una pausa veloce: un rallentamento o un errore bastano per fargli cambiare idea.

Ed è qui che entrano in gioco i Core Web Vitals, parametri introdotti da Google nel 2020 per valutare la qualità delle pagine web dal punto di vista dell’esperienza utente.

In questo articolo vedremo cosa sono, perché sono così importanti per la tua attività online, come puoi monitorarli e – soprattutto – cosa fare per migliorarli.

Cosa sono i Core Web Vitals

I Core Web Vitals, o segnali web essenziali, sono quelle metriche che misurano la velocità, l’interattività e la stabilità del layout di una pagina web. 

Si tratta di un insieme di fattori che rientrano tra i segnali di ranking che Google valuta relativamente all’esperienza utente complessiva della pagina. Nella documentazione di Google Search Central si legge infatti:

“Consigliamo vivamente ai proprietari di siti di avere buone metriche di Core Web Vitals per usufruire al meglio della Ricerca e garantire un’ottima esperienza utente in generale. Questo, insieme ad altri aspetti relativi all’esperienza sulle pagine, è in linea con ciò che i nostri sistemi di ranking principali cercano di premiare”.

Perché sono importanti per il tuo sito?

Non è solo una questione tecnica: i Core Web Vitals hanno un impatto reale sia sull’esperienza utente che sulla SEO. Vediamo come.

Hanno un impatto sulla user experience

I Core Web Vitals misurano quanto un sito è veloce, reattivo e stabile nella fase di caricamento e navigazione. In sintesi: quanto è piacevole da usare. E questo incide moltissimo sulla percezione che le persone hanno del tuo sito, a partire dalla prima visita.

Un dato interessante: secondo un sondaggio condotto da Forbes Advisor nel 2024 e riportato da Search Engine Land, gli utenti attendono in media solo 8 secondi prima di abbandonare un sito che non si carica. Ecco perché anche solo un piccolo miglioramento in termini di velocità può fare la differenza.

Influenzano il ranking

I Core Web Vitals sono uno dei segnali di ranking utilizzati da Google per valutare l’esperienza utente. Sebbene non abbiano lo stesso peso di fattori come la rilevanza dei contenuti o la qualità dei link, possono influenzare il posizionamento quando due pagine offrono contenuti altrettanto pertinenti e ben ottimizzati dal punto di vista SEO. Google li utilizza per valutare se un sito è sufficientemente veloce, stabile e fruibile da essere “raccomandato” nei primi risultati di SERP.

Un sito che risponde bene, carica rapidamente e non crea intoppi visivi o tecnici:

  • mantiene l’utente sulla pagina più a lungo,
  • riduce il bounce rate,
  • aumenta le interazioni.

Tutti segnali che Google interpreta positivamente. Al contrario, se l’utente torna subito alla SERP dopo pochi secondi (fenomeno noto come pogo sticking), il sito ne esce penalizzato.

In più, ricordiamolo: Google applica la logica del mobile first indexing: ossia valuta la versione mobile come principale. E le stesse persone, come dimostrano i dati Audiweb del febbraio del 2025, preferiscono navigare essenzialmente dallo smartphone (a oggi lo fa l’83,1% di persone tra i 18 e i 74 anni).

I 3 Core Web Vitals principali da considerare

Ma quali sono le metriche attuali dei Core Web Vitals da considerare oggi? Sono 3: Largest Contentful Paint (LCP), Interaction to Next Paint (INP) e Cumulative Layout Shift (CLS). 

Cosa significano queste sigle? Scopriamole una per una.

Largest Contentful Paint – Velocità di caricamento

Il primo Core Web Vitals da conoscere è il Largest Contentful Paint che, sostanzialmente, misura la velocità di caricamento di una pagina web dal punto di vista dell’utente.

Più precisamente, indica il tempo necessario affinché l’elemento più grande (largest, per l’appunto) sullo schermo finisca di caricarsi e sia visibile all’utente. Come possono essere un’immagine, un video o un blocco di testo.

Questo elemento viene spesso definito “hero element” perché di norma è il contenuto principale che gli utenti vedono quando visitano una pagina.

Da sapere: l’LCP influisce direttamente sulla velocità percepita e, quindi, sulla sensazione che l’utente ha nel navigare: un sito che si carica in modo rapido comunica subito efficienza e affidabilità.

Secondo Google:

  • un LCP è buono se è inferiore a 2,5 secondi dall’inizio del caricamento della pagina;
  • è da migliorare se rientra tra 2,5 e 4 secondi;
  • è scarso se supera i 4 secondi.
Valori dell'LCP

Interaction to Next Paint – Interattività

Hai presente quel momento che intercorre tra quando un utente clicca e una pagina si aggiorna? L’Interaction to Next Paint (INP) calcola proprio il tempo necessario al browser per rispondere alla successiva interazione dell’utente con una pagina dopo che questa ha terminato il suo caricamento.

A qualcuno questo Core Web Vitals potrebbe sembrare una novità: fino al 2024, infatti, Google utilizzava il First Input Delay (FID). L’INP lo ha sostituito proprio per valutare meglio la reattività complessiva di una pagina nel corso dell’intera sessione di navigazione.

Ma cosa si intende per interazione? Ecco qualche esempio:

  • clic su un menu da mobile;
  • clic su un pulsante per inviare un’email;
  • clic su una domanda di una FAQ.

Da sapere: azioni come il passaggio del mouse (mouseover) o la modifica della dimensione del font durante la lettura non vengono considerate nel calcolo dell’INP.

Ma quando tale Core Web Vital è buono secondo Google?

  • un INP inferiore o pari a 200 millisecondi è un buon valore;
  • un INP superiore a 200 millisecondi e inferiore o pari a 500 millisecondi indica che sono necessari miglioramenti; 
  • un INP superiore a 500 millisecondi indica che l’INP non è affatto buono.
Valori dell'INP

Cumulative Layout Shift – Stabilità visiva della pagina

Altro parametro importante è il Cumulative Layout Shift (CLS) che misura la stabilità visiva di una pagina ossia quanto gli elementi della pagina (testi, immagini, pulsanti) si spostano durante il caricamento. 

Se ti è mai capitato di provare a cliccare su un pulsante e questo si è spostato, ecco: il CLS non era proprio ottimale.

Immagina una situazione reale: un utente arriva nel tuo e-commerce e prima di acquistare quel prodotto vuole saperne di più, ma mentre clicca su Scopri di più, appare il pulsante “acquista”,  che prende il suo posto. Il risultato? Confusione, frustrazione… voleva avere delucidazioni e gli si chiede di comprare a scatola chiusa. In una situazione simile, l’utente fa una sola cosa: chiudere tutto.

Per essere ottimale, un CLS deve essere sotto lo 0,1. Tra 0.1 e 0,25 è necessario attuare dei miglioramenti, mentre se è alto vuol dire che il sito ha tantissima instabilità visiva nel caricamento. 

Valori del CLS

Valori ottimali dei Core Web Vitals: tabella di riferimento

Per capire se una pagina web offre una buona esperienza utente secondo Google, ecco i valori di riferimento consigliati per ciascuna metrica dei Core Web Vitals.

MetricaBuonoDa migliorareScarso
LCP≤ 2,5 secondi2,5 – 4,0 secondi> 4,0 secondi
INP≤ 200 ms200 – 500 ms> 500 ms
CLS≤ 0,10,1 – 0,25> 0,25

Come migliorare i Core Web Vitals?

Per migliorare questi parametri e andare nella “direzione di Google” che coincide con quella dell’utente, è fondamentale rendere l’esperienza di quest’ultimo più veloce, fluida e stabile. Vediamo come agire su ciascuno dei tre Core Web Vitals. Se non hai competenze tecniche o vuoi risultati più rapidi, puoi rivolgerti a un’agenzia SEO che ti supporti con un’analisi tecnica e azioni mirate.

Come migliorare l’LCP

Per migliorare la velocità di caricamento percepita (LCP), è utile agire su ciò che impatta maggiormente il primo impatto visivo. Ecco alcuni accorgimenti utili:

  • alleggerisci le immagini comprimendole con tool come Optmizilla oppure scegli formati “leggeri” come i WebP;
  • ottimizza stili e script. CSS e JavaScript dovrebbero essere caricati in modo intelligente, solo quando realmente servono. Ogni millisecondo risparmiato fa la differenza;
  • aggiorna l’hosting web scegliendone uno che abbia tempi di caricamento più rapidi;
  • rimuovi elementi di grandi dimensioni dall’above the fold per accelerare l’LCP;
  • utilizza la prioritizzazione delle risorse per aiutare a caricare i contenuti above the fold più velocemente di altre parti del sito.

Come migliorare l’INP

Se la tua pagina impiega troppo a rispondere ai clic, è probabile che l’INP sia da migliorare. Queste azioni possono aiutare:

  • ridurre al minimo JavaScript visto che per gli utenti non è facile interagire con una pagina che lo carica; 
  • rimuovere script non essenziali;
  • suddividere operazioni complesse in task più piccoli e asincroni (qui può servire l’aiuto di uno sviluppatore)

Come migliorare il CLS

Per rendere la pagina visivamente più stabile e affidabile, ci sono alcune buone pratiche da seguire:

  • assegnando a ogni immagine o video una dimensione definita, così il browser sa da subito quanto spazio riservare;
  • prevedendo uno spazio riservato per banner pubblicitari o elementi dinamici ancor prima che si carichino;  
  • evitando di aggiungere dinamicamente nuovi contenuti nell’above the fold.

Strumenti per monitorare i Core Web Vitals

Ma come si monitorano i Core Web Vitals per capire se sta funzionando tutto a dovere? Gli strumenti sono diversi.

Il più noto è PageSpeed Insights, strumento ufficiale di Google che analizza la pagina e restituisce un report chiaro con i valori di LCP, INP e CLS. Segnala sia i dati raccolti da utenti reali (“field data”) sia quelli ricavati da simulazioni di laboratorio (“lab data”), con suggerimenti pratici su come intervenire per velocizzare il caricamento o migliorare la stabilità visiva.

Un’altra risorsa preziosa è Lighthouse, già integrato in Google Chrome. Basta fare clic con il pulsante destro su una pagina web, scegliere “Ispeziona”, andare nella scheda “Lighthouse” per ottenere un audit completo. Oltre ai Core Web Vitals, Lighthouse dà indicazioni su accessibilità, SEO, best practice e performance generali del sito.

Ma lo strumento forse più importante è Google Search Console che offre un report specifico sui Core Web Vitals, basato su dati reali raccolti dagli utenti che visitano il tuo sito con Chrome. Permette, infatti, di vedere non solo una singola analisi, ma anche l’andamento nel tempo: se il sito migliora o peggiora, se determinate pagine hanno problemi più gravi di altre e se gli interventi finora stanno dando risultati. 

Search Console raggruppa le pagine in base a quanto sono performanti – buone, richiede miglioramenti o scadenti – e fa capire in modo molto pratico le priorità di intervento. 

Una volta compreso quanto sono preziosi i Core Web Vitals, usare regolarmente questi strumenti può essere una buona prassi per monitorare come, nel complesso, stia andando il tuo sito.

Non basta più guardare solo il ranking delle keyword o i dati su Google Analytics.

Monitorare regolarmente i tuoi Core Web Vitals e ottimizzare l’esperienza utente: è uno dei modi migliori per rendere il tuo sito non solo più performante, ma anche più visibile e competitivo sui motori di ricerca. L’esperienza utente conta quanto – se non più – della posizione in SERP. Il sito deve funzionare bene e far sentire a proprio agio chi lo visita, in ogni momento.