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Obiettico di fotocamera che riflette Google Immagini

Ottimizzazione immagini nella SEO: come farla bene (senza complicarsi la vita)

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Hai trovato l’immagine perfetta per il tuo sito. Bella, d’impatto, centrata. Peccato che Google non sappia nemmeno che esiste.

Lavorare sulle immagini senza un’ottimizzazione immagini SEO mirata è un po’ come stampare una brochure e dimenticarsi di distribuirla: nessuno la vedrà mai. Eppure, ogni immagine è un’occasione concreta per migliorare il posizionamento, la velocità di caricamento e l’esperienza di chi naviga il sito.

Ottimizzare le immagini significa proprio questo: rendere ogni file più comprensibile per i motori di ricerca, più accessibile per gli utenti e più leggero da caricare. È una di quelle attività che passano spesso inosservate, ma che nascondono un potenziale enorme per chi vuole far crescere in modo sano (e stabile) il proprio sito.

A livello pratico, si tratta di fare scelte semplici ma mirate: rinominare i file in modo sensato, usare i formati giusti, adattare le dimensioni e curare l’attributo Alt. Piccole accortezze, che trasformano ogni immagine in risorsa attiva per la SEO — e per chi legge.

Come le immagini influenzano l’esperienza utente e la SEO

Le immagini non sono semplici elementi decorativi. Sono touchpoint visivi che influenzano l’emotività, la navigazione, il tempo di permanenza e il livello di fiducia che una persona ha verso un sito.

Una buona immagine comunica in modo immediato e coerente con il contenuto che la circonda. Una cattiva immagine, invece – pesante, fuori fuoco, inadatta al contesto o peggio ancora assente – trasmette poca cura. E quando una pagina dà l’idea di essere fatta di fretta o male, l’utente lo percepisce. E se ne va. E questo Google lo nota.

Velocità di caricamento: le immagini “pesano”

Un sito più veloce significa un sito più navigabile, accessibile e performante. E quando si parla di prestazioni, le immagini hanno un ruolo tutt’altro che secondario. Spesso rappresentano la parte più pesante della pagina. Se non sono ottimizzate da questo punto di vista, rallentano tutto e peggiorano anche i Core Web Vitals, a partire dall’LCP.

Alleggerirle significa migliorare l’esperienza, ridurre il bounce rate e rendere il sito più efficiente. E l’impatto non si ferma alla SEO: un sito più leggero vuol dire meno dati trasferiti, meno energia consumata dai server.

Accessibilità e usabilità: un aspetto da non trascurare

Ogni immagine dovrebbe poter essere fruibile anche da chi non può vederla.
Questo significa dotarla di un attributo alt chiaro, coerente e descrittivo, capace di trasmettere il senso dell’immagine anche senza componente visiva.

Ma non basta. Anche le icone, i pulsanti e gli elementi grafici devono essere accessibili, ad esempio usando aria-label per permettere ai lettori vocali di interpretarli correttamente.
E poi c’è la questione della fruibilità: immagini troppo grandi, fuori scala o disposte male rischiano di compromettere l’esperienza su dispositivi lenti, schermi piccoli o connessioni non ottimali.

Ottimizzare le immagini vuol dire anche pensare a chi ha bisogno di strumenti assistivi per navigare. È un modo concreto per rendere il sito più accogliente, inclusivo, davvero fruibile da tutti.

Traffico da Google Immagini: una leva ancora poco sfruttata

Google Immagini è un motore di ricerca nel motore di ricerca. Lo usiamo ogni giorno – non solo per cercare meme – ma anche per trovare prodotti, ispirazioni, luoghi, idee. Ogni immagine ottimizzata correttamente ha la possibilità di posizionarsi anche fuori dal contenuto principale, generando traffico autonomo, qualificato e rilevante, spesso con un search intent molto specifico.

In settori come l’e-commerce, la moda, l’arredo, il food o il turismo, questa visibilità può rappresentare una quota significativa degli accessi totali al sito. Ottimizzare le immagini ti permette di intercettare persone che cercano qualcosa di molto preciso. E spesso, chi fa questo tipo di ricerche è già in fase decisionale e quindi più vicino alla conversione.

Inoltre, immagini ben indicizzate possono comparire anche nei risultati arricchiti (rich results), migliorando il CTR organico e rafforzando la presenza del brand nel panorama visivo del motore di ricerca.

Strategie efficaci per l’ottimizzazione delle immagini SEO

Sì, tutto bello. Ma come si fa, in pratica, a ottimizzare bene le immagini?

Ecco le strategie base che consiglio sempre, soprattutto quando si parte da zero o si vuole mettere un po’ d’ordine nel caos.

Scegli bene il formato dell’immagine (JPEG, PNG, WebP, SVG)

Non tutti i formati immagine sono uguali, e scegliere quello giusto fa davvero la differenza.

  • Il JPEG è perfetto per le fotografie: mantiene una buona qualità con dimensioni contenute.
  • Il PNG è ottimo quando serve trasparenza o alta definizione, ad esempio per loghi, infografiche o elementi grafici.
  • Il WebP è un formato più moderno (firmato Google), leggero ma con una resa visiva eccellente: sta diventando lo standard per chi punta a performance elevate.
  • L’SVG, invece, è ideale per loghi e icone vettoriali: pesa pochissimo e mantiene la qualità su qualsiasi scala.

In pratica: valuta sempre dove e perché stai usando quell’immagine. Il formato giusto non è solo una questione tecnica, ma anche di resa visiva e compatibilità tra dispositivi e browser.

Ridimensiona, comprimi e ottimizza

Ridurre le dimensioni delle immagini al minimo necessario senza perdere qualità è una delle strategie più efficaci per velocizzare il sito. Non ha senso caricare immagini in 4K su pagine dove bastano 800px di larghezza. Il ridimensionamento, quindi, dev’essere sempre adattato al layout e alle necessità del design.

Ma attenzione: il peso non dipende solo dai pixel. La compressione è altrettanto fondamentale. Una buona compressione può alleggerire drasticamente il file, mantenendo comunque un’ottima resa visiva.

Esistono tool gratuiti e molto intuitivi per farlo. Eccone alcuni:

  • TinyJPG/TinyPNG: strumenti online che permettono di comprimere file .jpg e .png con un’ottima riduzione del peso senza perdite significative di qualità. Sono molto semplici da usare, basta trascinare le immagini e il gioco è fatto!
  • Squoosh (di Google): un’applicazione web avanzata che consente di regolare manualmente la qualità di compressione, scegliere tra diversi formati (incluso WebP e AVIF) e visualizzare l’anteprima delle modifiche in tempo reale. Offre un controllo maggiore sulla compressione “lossy”.
  • Kraken.io: un servizio che offre compressione sia “lossy” che “lossless” per JPEG, PNG e GIF. Dispone di un’API per l’integrazione automatica e offre funzionalità avanzate per chi cerca un controllo maggiore.
  • Compressor.io: un altro valido strumento online per comprimere immagini in vari formati.
  • Convertio: utile per convertire file tra diversi formati, ad esempio da JPEG a WebP, mantenendo performance e compatibilità.
  • Plugin per CMS: se utilizzi un CMS come WordPress, esistono plugin come Smush, EWWW Image Optimizer o Imagify che automatizzano il processo di compressione e ridimensionamento delle immagini al momento del caricamento o in blocco per quelle già esistenti. Questi plugin possono anche convertire le immagini in formati più moderni come WebP.
Esempio di compressione di TinyJPG per ottimizzazione immagini SEO

Ottimizzare peso e dimensioni significa rendere il sito più veloce, più leggero da caricare e più semplice da navigare, su qualunque dispositivo.

Rinomina le immagini in ottica SEO

Questo è davvero un punto dolente — e uno di quelli che mi sta più a cuore.

Immagina di essere un crawler di Google che scansiona una pagina: trovi immagini con nomi come img_4837.jpg, foto1-definitiva.png, immagine-home-nuova-nuovissima.webp.

Che informazioni ti danno? Nessuna. E infatti non aiutano né il posizionamento né la comprensione del contenuto.

Un nome file come zaino-pelle-marrone-uomo.jpg, invece, è tutta un’altra cosa: descrive in modo chiaro cosa contiene l’immagine, aiuta i motori di ricerca a classificarla e fornisce un’informazione utile anche per gli utenti.

Un buon file name può fare la differenza sia su Google Immagini che nella semantica complessiva della pagina. Le best practice sono:

  • usa trattini invece di spazi, 
  • evita maiuscole, numeri non informativi e caratteri speciali,
  • inserisci nel nome dell’immagine le keyword della pagina o del prodotto.

Sono dettagli piccoli, ma se li sommi su tutte le immagini di un sito… fanno la differenza.

Sfrutta alt text, title text, caption (quando serve)

L’alt text è una delle segnalazioni più ricorrenti che ci troviamo davanti durante gli audit SEO.

O meglio: la sua assenza.

L’attributo alt text (o testo alternativo) è un breve testo che descrive il contenuto di un’immagine, inserito all’interno del codice HTML tramite l’attributo alt.

È cruciale per l’accessibilità, perché consente agli screen reader di “leggere” l’immagine a chi non può vederla, e fondamentale per la SEO, perché aiuta Google a comprendere il contenuto visivo della pagina. Non deve essere troppo lungo né eccessivamente tecnico: basta una frase chiara, coerente e sintetica. 

Tra tutti gli elementi di questa sezione, se c’è una cosa da ricordare sempre è proprio questa: l’alt text non deve mancare mai.

Il title text, invece, è quello che a volte compare al passaggio del mouse. Può contenere un’informazione complementare o un invito all’azione. Non è fondamentale, e non tutti i browser lo mostrano, quindi meglio non usarlo come unica fonte informativa.

Le didascalie (caption) vanno usate quando servono davvero: non per decorare, ma per rafforzare il messaggio dell’immagine. Possono offrire contesto, aiutare a capire e aumentare il tempo di permanenza sulla pagina.

Implementazione di immagini responsive e lazy loading

All’interno di un sito, le immagini devono adattarsi perfettamente al contesto in cui vengono visualizzate. Questo significa caricarle in modo intelligente e responsivo, migliorando l’esperienza su ogni dispositivo.

Cos’è il design responsivo e come applicarlo efficacemente alle immagini

Abbiamo già visto quanto il peso delle immagini influenzi la velocità e la qualità di caricamento della pagina. Perché il sito sia davvero veloce ed efficace su ogni dispositivo, però, serve anche gestire bene i formati e la responsività.

Il design responsivo consente a un sito web di adattarsi automaticamente alle dimensioni dello schermo dell’utente, che si tratti di uno smartphone, di un tablet o di un desktop. Le immagini, in questo contesto, giocano un ruolo fondamentale.

Per gestirle al meglio è indispensabile utilizzare in modo strategico gli attributi HTML srcset e sizes. Questi parametri comunicano al browser quali versioni dell’immagine caricare in base alla risoluzione del dispositivo, evitando così caricamenti superflui e rallentamenti inutili. In ambienti CMS avanzati o attraverso builder aggiornati (come Elementor o Gutenberg), queste funzionalità possono essere implementate anche senza competenze tecniche, offrendo a ogni utente la possibilità di mantenere performance elevate.

Un’immagine non dovrebbe mai “rompere” il layout, né uscire dai margini o sovrapporsi ad altri elementi. Non è solo una questione estetica — che già conta, anche per la brand identity — ma anche di performance e accessibilità.

Se un’immagine si comporta “male”, l’esperienza si complica, la SEO ne risente e il bounce rate sale.

Perché il lazy loading migliora la SEO e l’esperienza utente

Il lazy loading, come ci dice Google, è una tecnica intelligente che rinvia il caricamento delle immagini fino al momento in cui diventano visibili nel viewport dell’utente. In questo modo si riduce il peso iniziale della pagina e si migliora la velocità percepita – che, come sai, è un parametro chiave nei Core Web Vitals.

Dal punto di vista SEO, Google valuta positivamente il lazy loading poiché contribuisce a rendere il sito più leggero, veloce e reattivo. Tutti segnali che migliorano l’indicizzazione e aumentano le probabilità di ottenere un posizionamento più alto nei risultati di ricerca. Inoltre, un caricamento più agile migliora l’esperienza dell’utente finale, soprattutto in presenza di connessioni lente o dispositivi meno performanti.

Implementare il lazy loading è relativamente semplice: l’attributo HTML loading=”lazy” è ormai supportato dalla maggior parte dei browser moderni. Nei CMS come WordPress, l’abilitazione avviene tramite plugin specializzati o funzionalità native delle ultime versioni. 

Unico consiglio: testalo sempre. In alcuni casi, soprattutto con slider, immagini di apertura o elementi caricati dinamicamente, il lazy loading può interferire con l’indicizzazione. Meglio assicurarsi che le immagini più importanti siano comunque ben visibili (e ben lette) anche da Google.

Le immagini sono contenuto: usale per aiutare il lettore

Le immagini non sono elementi a parte. Se sono fatte bene, non si limitano a “decorare”, ma diventano parte integrante del contenuto.

Ogni immagine dovrebbe rafforzare quello che stai dicendo, aggiungere valore, semplificare la comprensione. Se il testo lavora in una direzione e le immagini in un’altra, qualcosa non funziona. Ma quando tutto comunica la stessa cosa — testi, visual, tono, spazi — l’esperienza cambia.

Ogni immagine deve parlare lo stesso linguaggio del tuo brand

Per me – che vengo da studi di semiotica – questo è uno dei punti più importanti.

Sai quando navighi un sito e senti che tutto “torna”? I colori, i testi, le immagini, persino gli spazi bianchi… tutto comunica la stessa cosa. Quella è la coerenza visiva. E no, non succede per caso.

Quando selezioni o realizzi immagini per un contenuto, chiediti sempre: “È in linea con lo stile del brand? Rispetta il tono di voce?”. Se la risposta è no, forse è il caso di cercare un’altra strada.

Le immagini possono spiegare più di 1000 parole

Le immagini non dovrebbero (quasi) mai essere solo un riempitivo estetico. In un progetto digitale pensato con criterio, un’immagine ha una funzione precisa: guidare, spiegare, supportare.

  • Semplificazione di concetti complessi: un’immagine può comunicare molto più rapidamente di un paragrafo di testo. Un’infografica, un’illustrazione tecnica, una mappa concettuale, un grafico a barre o una checklist visiva possono essere incredibilmente efficaci nel ridurre il carico cognitivo dell’utente. Se ad esempio stai spiegando un processo in 5 passaggi, un’infografica che li riassume visivamente sarà molto più utile di un elenco puntato.
  • Supporto visivo al testo: le immagini dovrebbero integrare e rafforzare il contenuto scritto. Se parli di un prodotto, mostralo in diversi contesti d’uso. Se descrivi un luogo, mostra foto evocative. Questa sinergia tra testo e immagine migliora la comprensione, aumenta l’engagement e prolunga il tempo di permanenza sulla pagina.
  • Dati e statistiche: i dati numerici, se visualizzati in tabelle o grafici accattivanti, diventano più digeribili e memorabili. Un buon grafico può comunicare in un colpo d’occhio tendenze, comparazioni o distribuzioni che altrimenti richiederebbero molta più attenzione nel testo.
  • Contenuto unico e di valore: Un’immagine utile permette all’utente di orientarsi meglio nel contenuto, gli offre un appiglio visivo e lo invoglia a proseguire. In un contesto in cui il tempo è poco e l’attenzione ancora meno, questo può fare la differenza tra continuare a leggere o uscire dalla pagina. Google valorizza il contenuto originale e di alta qualità — e questo vale anche per le immagini. Un’immagine creata appositamente per spiegare un concetto specifico vale molto di più di una stock photo generica.

Per un e-commerce, ogni immagine è un’occasione

In un e-commerce, le immagini non sono semplici elementi visivi: sono il cuore della pagina, il primo punto di contatto con il prodotto, l’unico strumento che l’utente ha per farsi un’idea concreta di qualcosa che non può toccare né vedere dal vivo.

Ma non è tutto. Ogni immagine può diventare anche un punto d’ingresso al sito — come abbiamo già visto. Google Immagini, feed di Google Shopping, schede prodotto nei marketplace, comparatori, anteprime social, caroselli delle campagne paid… Le immagini si muovono, circolano, portano traffico. E spesso è proprio da lì che avviene il primo clic verso un e-commerce: da una foto ben fatta, ben posizionata, ben contestualizzata.

Se quell’immagine non è ottimizzata — se pesa troppo, se non ha un nome sensato, se manca l’alt text — stai perdendo occasioni reali. Non solo di visibilità. Di vendita.

Ecco perché, per un e-commerce, la cura delle immagini non è qualcosa da rimandare a dopo. È parte della strategia. È parte del funnel. Va trattata con la stessa attenzione con cui si scrive un buon testo prodotto, si costruisce una call to action, o si pianifica una strategia commerciale per il Black Friday. Perché nessun e-commerce si affida all’improvvisazione. E nemmeno le immagini dovrebbero farlo.