Vuoi scalare le SERP e ottenere più visibilità online nel 2025?
Prima di tutto, ti serve una strategia di digital marketing costruita su solide fondamenta: chi sei, qual è il tuo posizionamento, la tua proposta commerciale, a chi ti rivolgi e in quale mercato operi. Su questo siamo d’accordo, vero?
Una volta chiarito questo, arriva il passo più strategico: conoscere a fondo i tuoi competitor reali.
Perché? Semplice: non puoi superarli sui motori di ricerca se non sai cosa stanno facendo.
Devi chiederti sempre che contenuti pubblicano? Quanto traffico organico generano? Su quali parole chiave si posizionano meglio di te? Che tipo di backlink ricevono? Di cosa parlano (e cosa dicono gli altri di loro) su social e forum di settore?
Queste domande sono il punto di partenza di ogni analisi SEO dei competitor che si rispetti, uno strumento essenziale per:
- capire il posizionamento dei tuoi concorrenti in SERP;
- individuare opportunità e gap nella tua strategia SEO;
- costruire azioni mirate per migliorare le tue performance organiche.
Analizzare la concorrenza online è indispensabile per prendere decisioni informate e ottenere un vantaggio competitivo duraturo.
In questa guida ti porteremo con noi per scoprire come eseguire un’analisi SEO competitiva approfondita, passo dopo passo. Ti mostreremo quali tool usare e condivideremo consigli pratici dai nostri esperti per aiutarti a sorpassare i tuoi competitor e cercare di conquistare le prime posizioni nei risultati di ricerca.
E ricordiamoci che Google non ci regala niente: soprattutto le prime posizioni in SERP.
Chi sono davvero i tuoi competitor SEO?
Questa è la domanda da cui partire, prima ancora di parlare di keyword, contenuti e link building.
La risposta non è sempre quella più ovvia.
Spesso ci concentriamo sui concorrenti “storici” o su chi riconosciamo come tali nel loro mercato offline. Ma online le regole cambiano: i tuoi veri competitor SEO sono quelli che presidiano le stesse query, intercettano il tuo pubblico target e competono con te per la visibilità sui motori di ricerca.
Per questo è fondamentale distinguere tra competitor reali e competitor percepiti. Una differenza che può ribaltare completamente la tua analisi.
Come riconoscere i competitor “reali”
Nel contesto digitale, un concorrente rilevante non è definito solo dalla sua dimensione aziendale o dal volume di traffico generato, ma soprattutto dalla sua capacità di influenzare le decisioni di acquisto del tuo stesso pubblico.
In poche parole, un piccolo blog verticale può essere un tuo concorrente SEO a tutti gli effetti se si posiziona sulle stesse parole chiave che interessano ai tuoi potenziali clienti.
Le tre tipologie di competitor SEO da analizzare
Per affrontare un’analisi SEO dei competitor seria ed efficace, è utile suddividerli in tre categorie operative.
- Competitor diretti: propongono prodotti o servizi simili ai tuoi, si rivolgono allo stesso target e competono con te sulle stesse parole chiave. Sono i rivali per eccellenza, quelli più espliciti nella SERP e vanno monitorati costantemente (che significa sempre e comunque).
- Competitor indiretti: offrono soluzioni alternative che rispondono agli stessi bisogni dei tuoi clienti, ma con approcci o modelli di business diversi. Anche se non usano le stesse keyword, contendono la stessa attenzione e budget. (Teniamoli d’occhio nel tempo!).
- Competitor percepiti: sono siti, brand o piattaforme che il tuo pubblico considera come alternativa, anche se in modo implicito. Il loro potere sta nella percezione e nell’autorevolezza: possono trattare tematiche simili alla tua offerta e occhio, perché potrebbero rubarti clic preziosi nella fase informativa del customer journey.
Ok, ma perché un’analisi competitor è così importante per il tuo business?
Capire con precisione chi sta ricevendo traffico e visibilità online ti permette di:
- selezionare keyword davvero competitive e pertinenti per il tuo brand;
- costruire contenuti più mirati;
- migliorare l’autorevolezza del tuo sito rispetto ai concorrenti;
- individuare backlink di qualità che i tuoi rivali hanno già ottenuto;
- scoprire opportunità inesplorate nel tuo settore.
In sintesi: più chiara è la mappa dei tuoi competitor SEO, più efficace sarà la tua strategia di posizionamento organico.
Un ottimo strumento per iniziare è Market Explorer di Semrush, che ti consente di analizzare il mercato online, identificare i domini competitor e osservare la loro performance organica in relazione alla tua. In pochi click, puoi scoprire chi sta ottenendo visibilità per le stesse ricerche e con quali contenuti ci riesce.
Analisi della concorrenza per una strategia SEO efficace
Per costruire una strategia SEO che porti risultati, oggi e nel lungo periodo, l’analisi della concorrenza è un asset strategico da cui far derivare scelte data-driven, sostenibili e ad alto impatto.
In questa sezione ti guideremo passo dopo passo tra le azioni chiave per sfruttarla al meglio: dall’analisi delle keyword e dei contenuti dei competitor, all’architettura dei loro siti, passando per il profilo backlink, le risposte generate dai modelli di AI, le community (come Reddit) e i social dove si muove il tuo pubblico.
1. Analizza l’architettura e la UX dei siti dei tuoi competitor
Ora che hai individuato chi sono i tuoi veri competitor SEO, è il momento di approfondire: dobbiamo capire come sono costruiti i loro siti web, la logica che c’è dietro, per trarne utili insight.
L’architettura delle informazioni, la struttura delle pagine, i percorsi di navigazione e la user experience (UX) sono tutti elementi che possono aiutarti a capire cosa funziona, dove puoi migliorare e dove puoi superarli.
Studiare l’architettura di un sito concorrente ti permette di:
- capire la gerarchia tra pagine genitore e pagine figlie (parent-child);
- identificare sezioni chiave o categorie che tu non hai ancora sviluppato (o che dovrai sviluppare, nel caso di un nuovo sito);
- rilevare content gap strutturali, come l’assenza di aree FAQ, guide, risorse o blog tematici.
Come farlo, in pratica?
Puoi partire creando una mappa del sito del competitor. Ci sono vari tool (gratuiti e a pagamento) per farlo in modo semplice e visivo.
Uno dei più longevi e sempre validi è Screaming Frog, che ti consente di esplorare l’intero sito e visualizzare la struttura delle pagine come una vera e propria sitemap.
Elementi chiave da monitorare
- Come sono organizzate le categorie principali?
- Che tipo di contenuti sono accessibili da homepage e menù?
- Quante interazioni servono per arrivare a un contenuto strategico?
- Esistono filtri, ricerche interne, call to action ben visibili?
- Come sono organizzati i link interni tra le varie pagine?
Menzione a parte meritano i Core Web Vitals, secondo le parole di Google:
“Core Web Vitals è un insieme di metriche che misurano l’esperienza utente reale relativa a prestazioni di caricamento, interattività e stabilità visiva della pagina. Consigliamo vivamente ai proprietari di siti di avere buone metriche di Core Web Vitals per usufruire al meglio della Ricerca e garantire un’ottima esperienza utente in generale. Questo, insieme ad altri aspetti relativi all’esperienza sulle pagine, è in linea con ciò che i nostri sistemi di ranking principali cercano di premiare”.
Fai un check dei Core Web Vitals del tuo sito web e confrontali con quelli dei competitor, vedi se ci sono margini di miglioramento.
Da dove partire? Un ottimo alleato è Google Search Console, gratuito e affidabile.
All’interno della piattaforma, troverai un report dedicato ai Core Web Vitals che ti permette di valutare le performance del tuo sito basandoti su dati reali di navigazione, raccolti tramite il Chrome User Experience Report (CrUX).
Questo strumento ti mostra, in modo chiaro, quali pagine offrono una buona esperienza utente e quali invece necessitano di ottimizzazioni, suddividendo i risultati tra mobile e desktop.
Analizzare queste dinamiche ti permette di capire come strutturare (o ristrutturare) il tuo sito per favorire sia l’esperienza utente che l’indicizzazione da parte dei motori di ricerca.
2. Keyword research e contenuti
Una strategia SEO senza keyword research è come un veliero senza il timone: vai alla deriva. Ma oggi non basta più “trovare parole chiave” e inserirle in modo dissennato nelle pagine del tuo sito, occorre capire l’intento di ricerca dietro ogni query e costruire contenuti che rispondano con precisione, rilevanza e profondità ai bisogni degli utenti.
Il tuo obiettivo? Posizionarti là dove i tuoi clienti stanno già cercando risposte. Per farlo, serve un lavoro sartoriale: analizzi cosa cercano, come lo cercano e come puoi raccontare il tuo valore in modo unico rispetto alla concorrenza.
Tutto parte dallo studio delle SERP.
Analisi delle SERP: content is the King, anche nel 2025
Nel 2025 il contenuto è ancora il King, ma il contenuto “giusto”. Per ogni keyword, è fondamentale produrre contenuti nel formato che domina la SERP: è un segnale chiaro di ciò che gli utenti si aspettano e che Google considera più rilevante. In altre parole, per ottenere visibilità bisogna offrire esattamente ciò che le persone cercano, nel modo in cui preferiscono fruirlo.
Google oggi non restituisce solo risultati testuali: potresti trovare Local Pack, box Shopping, caroselli di immagini, Featured Snippet o annunci Paid.
E oggi c’è anche AI Overview: una delle novità più rilevanti introdotte da Google nel 2024. Sfrutta l’intelligenza artificiale generativa per offrire all’utente risposte strutturate direttamente nella SERP, senza passare dai singoli link. Grazie al modello LLM (Large Language Model) Gemini 2.5, Google è ora in grado di raccogliere e sintetizzare contenuti provenienti da diverse fonti, creando panoramiche rapide e contenuti testuali “pronti all’uso”. Come funziona? A partire da una query, Google attiva una ricerca “ramificata” (query fan-out), esplorando più aspetti correlati al tema per costruire un’unica risposta completa, arricchita da link, immagini e contenuti multimediali.
Non basta più essere nei primi risultati: bisogna diventare la fonte scelta dall’AI.
Per farlo, servono contenuti ben strutturati, approfonditi, aggiornati e facilmente interpretabili anche da un sistema che lavora per sintesi. In pratica, la SEO non cambia solo nella forma, ma nella sostanza. Un bello spunto ce lo offre la sezione People Also Ask di Google, che ci dà info interessanti sulle domande che le persone pongono al motore di ricerca per risolvere i loro problemi.
Insomma ogni elemento della nostra analisi competitor per le SERP ci può fornire dati preziosi su come e dove giocare bene le nostre carte.
Il content gap: come l’analisi della concorrenza può diventare il tuo tesoro per creare contenuti che convertono
Una delle attività più sottovalutate ma ad altissimo impatto è l’analisi del content gap: ovvero, tutte quelle keyword e temi che i tuoi competitor stanno presidiando, ma tu NO.
Se stai perdendo traffico, autorevolezza o quote di mercato, il motivo potrebbe essere proprio questo: i tuoi contenuti non stanno intercettando le domande giuste.
Con tool come Ahrefs, SEMrush e SEOZoom, puoi confrontare il tuo dominio con quelli dei competitor e scoprire:
- quali keyword loro presidiano e tu ancora no;
- con quali contenuti si posizionano;
- quali sono le opportunità a basso sforzo, ma ad alto impatto (low hanging fruits).
Da lì puoi strutturare un calendario editoriale data driven, capace di colmare le falle e offrire contenuti utili, specifici, ottimizzati e in linea con l’intento dell’utente.
4. Valuta il profilo backlink dei tuoi competitor
I backlink restano un pilastro della SEO: non solo influiscono sul ranking, ma riflettono anche la reputazione e l’autorevolezza di un brand nel suo settore.
Per comprendere come i tuoi concorrenti si posizionano, è fondamentale esaminare:
- Quantità: quanti link esterni puntano al loro sito?
- Qualità: da quali domini provengono questi link? Sono siti affidabili e pertinenti?
- Autorevolezza: i link provengono da fonti riconosciute nel settore?
Strumenti come Ahrefs e Semrush permettono di analizzare il profilo backlink dei competitor, identificando opportunità per migliorare la tua strategia di link building.
Individuare i siti che inseriscono link verso i contenuti dei nostri competitor offre due vantaggi strategici.
Il primo è la possibilità di capire quali sono le pagine che generano più interesse: spesso si tratta di contenuti con un buon potenziale di conversione, linkati spontaneamente o valorizzati da campagne di link building. Questo ci aiuta a identificare le parole chiave su cui puntare, prendendo spunto da ciò che funziona già nel nostro settore.
Il secondo è più operativo: ci permette di scoprire nuove opportunità di outreach, ovvero siti potenzialmente interessati a parlare anche dei nostri contenuti. Questo è particolarmente utile se trattiamo argomenti di nicchia o verticali, dove la rilevanza tematica ha un ruolo decisivo nella creazione di link di qualità.
5. Studia forum, siti web verticali e social specifici per il tuo settore
Oltre alla SERP di Google, è fondamentale monitorare direttamente anche gli altri “luoghi” dove la tua audience discute e condivide opinioni. Forum di settore, oppure piattaforme come Reddit e LinkedIn offrono preziose informazioni su esigenze, problemi e feedback degli utenti.
Se prendi in esame eventuali discussioni potresti comprendere cosa dicono gli utenti del tuo marchio o, in questo caso, dei tuoi competitor. Così puoi intercettare bisogni inespressi e trasformarli in contenuti utili, insight strategici o nuove proposte di valore che parlano davvero la lingua del tuo pubblico.
Ad esempio, HubSpot ha attivato su Reddit sessioni AMA (Ask Me Anything), coinvolgendo la community in discussioni aperte e trasparenti, dove sono le stesse figure apicali dell’azienda a mettersi a disposizione per rispondere alle domande gli utenti.
Anche se Reddit non è ancora tra le piattaforme più popolari in Italia, è un’opportunità per il tuo brand di costruire una presenza autentica e interagire direttamente con il tuo pubblico.
Dalle keyword all’intento di ricerca: perché è così importante oggi
Con l’evoluzione delle ricerche, oggi più che mai è fondamentale comprendere il contesto dietro una query.
Per semplificare possiamo dire che ogni keyword ha un “intento”, ovvero l’obiettivo che l’utente sta cercando di raggiungere con la sua ricerca, e può essere suddiviso in 4 tipologie:
- Intento informativo: gli utenti cercano risposte a domande specifiche o vogliono saperne di più su un argomento. Un esempio classico è una ricerca come “a cosa serve un CRM”, che indica un utente alla ricerca di informazioni generiche.
- Intento commerciale: gli utenti effettuano ricerche comparative prima di acquistare un prodotto o servizio (un esempio di ricerca con intento commerciale potrebbe essere “qual è il miglior CRM”).
- Intento transazionale: l’utente è pronto a fare un acquisto. Per esempio, una ricerca come “CRM in cloud” denota che la persona vuole scegliere un prodotto specifico.
- Intento navigazionale: quando l’utente cerca un marchio o una pagina specifica all’interno di un sito. Un esempio tipico potrebbe essere “CRM Salesforce”, che indica l’intenzione di atterrare direttamente sulla pagina di un brand in particolare.
In aggiunta a questi ormai noti search intent, non possiamo che citare quanto espresso da Giorgio Taverniti nella sua FastLetter di ottobre 2024 (se non la conosci ti consigliamo di iscriverti subito, è una miniera d’oro per chiunque si occupi di digital marketing o abbia un business online).
Giorgio ci dice che è importante considerare anche l’intento ispirazionale, che emerge sui social media. Gli utenti qui cercano idee, ispirazioni ed esperienze, con l’intento di esplorare nuove possibilità o progetti. La ricerca in questo contesto è meno legata all’azione immediata e più alla scoperta e alla formazione di idee.
Ma esiste un altro importante intento, mai affrontato prima: quello risolutivo, una dimensione che sta emergendo con l’influenza dei sistemi di intelligenza artificiale generativa.
Secondo gli ultimi dati di Comscore, a dicembre 6,8 milioni di italiani hanno utilizzato ChatGPT, con una crescita significativa nelle abitudini di consumo digitale.
Questo tipo di query non si basa solo sulla ricerca dell’informazione, ma su una soluzione concreta, perché l’utente è interessato a ottenere direttamente una risposta o una sintesi utile, senza dover visitare un sito web.
Un cambiamento che richiede una riflessione profonda sulla strategia SEO, dove la qualità e la capacità di rispondere efficacemente alle esigenze risolutive dell’utente diventano fondamentali.
L’intento di ricerca è quindi molto più di una semplice categoria: è un driver che determina come, quando e perché gli utenti interagiscono con i contenuti online. Adattare la tua strategia SEO a questi nuovi intenti è essenziale per rispondere alle evoluzioni del comportamento di ricerca e ottenere visibilità nelle SERP.
Strumenti utili per analisi SEO comparative
Ecco una panoramica dei principali strumenti per l’analisi SEO, te ne indichiamo 5, secondo noi i migliori:
- SEOZoom: ottimo per il mercato italiano, offre analisi dettagliate su keyword, contenuti e backlink.
- Semrush: completo e versatile, ideale per analisi internazionali e multi-canale.
- Ahrefs: eccellente per l’analisi dei backlink e l’esplorazione di contenuti.
- Ubersuggest: intuitivo e con un prezzo accessibile, adatto per chi inizia con la SEO.
- Similarweb: fornisce dati sul traffico e il comportamento degli utenti, nella versione free ha funzionalità molto limitate però. Con la versione premium, ad esempio, puoi stabilire il traffico da referral di un sito e anche dove un sito indirizza i propri visitatori.
Tutti utili, però come sempre la validità dello strumento sta nelle mani, ma soprattutto nel cervello di chi lo usa, e nella capacità di interpretare i dati per trasformarli in azioni strategiche.
Gli strumenti ti danno le informazioni, ma sei tu, o chi lavora con te, a decidere cosa farne, come usarle e quando intervenire. È questo che fa davvero la differenza tra un’analisi SEO valida sulla carta e una strategia che ti porta risultati concreti.