Introduzione
Da quando Google Chrome ha iniziato a marchiare con l’infamante scritta “Non sicuro” tutti i siti internet contenenti anche un innocente form di contatto, la tematica della migrazione dei siti internet da http ad https è diventata un tema importante ed imminente. Avere un certificato SSL attivo sul proprio sito non è sufficiente: avrete attivato il protocollo HTTPS; ma il vostro sito resterà ancora raggiungibile e navigabile in HTTP. Ecco perché è importante anche pianificare il passaggio da HTTP alla versione sicura del proprio sito. Sulla rete troverete moltissime checklist come questa, ricche di informazioni e implementazioni tecniche per migrare il proprio sito in autonomia. Articoli completi, utili, ricchi di informazioni ma che spesso fanno l’errore di dare per scontato che il lettore abbia le competenze tecniche per fare questa operazione da sé. Non fatelo, non migrate il vostro sito in autonomia! I danni potrebbero essere molto grandi e porvi riparo potrebbe costarvi molto. Affidatevi ad uno sviluppatore esperto e, se non lo siete voi stessi, ad un’agenzia SEO che sappia dove mettere le mani e che cosa guardare.
Cos’è un protocollo HTTPS e perchè migrare?
- Certezza circa l’effettiva identità del proprio sito web;
- Crittografica dei dati scambiati, che non possono essere modificati;
- Miglioramento dell’autorevolezza del proprio sito;
- Protezione degli utenti da possibili hackeraggi;
Migrazione Https SEO: strumenti necessari
- Screaming Frog (versione a pagamento) o altro spider
- Accesso come proprietari alla Search Console
- Accesso alla proprietà di Google Analytics
- Accesso all’htaccess e al robots.txt
- Excel o Google Sheet
Migrazione Https: cosa fare prima
1. Scansione preliminare con Screaming Frog
Prima di partire con la migrazione assicuratevi di fare una scansione approfondita del sito con Screaming Frog (o altri spider) per avere una lista completa di tutte le risorse presenti nel sito internet. Questo vi servirà per verificare, alla fine, che tutto restituisca status “301”ed essere certi che tutto il sito sia stato “spostato” dal protocollo HTTP all’HTTPS.2. Vecchie migrazioni gestite male
Uno degli errori più comuni nell’affrontare una migrazione sta nel non considerare la storia passata di un singolo dominio. Moltissime volte mi sono trovato di fronte a situazioni disastrose, vecchie migrazioni non gestite che hanno generato perdita di ranking e migliaia di errori 404. L’unico modo per risalire a questo è attraverso la Search Console di Google ed, eventualmente, con il supporto di tool come Majestic SEO o Ahrefs. Se è questo il caso scaricate la lista di url con errore di scansione 4xx e tenetela da parte per dopo.3. Lista 30x e 4xx da .htaccess o plugin per la gestione dei redirect
Se nel passato sono stati impostati dei redirect, o dei 410, è importante portarsi dietro queste istruzioni anche nella nuova versione del sito. Andate dunque a recuperare le istruzioni presenti nell’.htaccess o in eventuali plugin per la gestione di queste istruzioni.4. Fate lista di redirect
Se avete trovato URL come da punto 2 e 3, fate un file excel da passare poi allo sviluppatore perché possa preparare le istruzioni per l’.htaccess.Migrazione da http ad https: istruzioni da dare allo sviluppatore
- impostare il redirect automatico da http ad https.
- Impostare redirect da versione www a senza www (o viceversa a seconda della versione scelta come preferita).
- Aggiornare link interni, img, css
- Aggiornare vecchi rel=canonical e tutte le indicazioni prev e next delle paginazioni
- Nel caso di sito multilingua, aggiornare tutti i parametri hreflang
- Aggiornare robots e htaccess
- Aggiornare link ai profili social in https