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Migrazioni SEO: errori fatali da evitare nel restyling del tuo sito aziendale

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Prima o poi dovremo rifare il sito“. Quante volte hai detto questa frase? Quante volte hai sentito echeggiare queste parole in sala riunioni, pronunciata con un misto di rassegnazione e frustrazione? Frustrazione che è cresciuta ancora di più ogni volta che qualcuno, forse un cliente o un partner, ha fatto notare una mancanza o un’incongruenza, portando alla luce la distanza sempre più ampia tra ciò che il sito offre e ciò che la vostra azienda è realmente. 

Quel sito, una volta motivo di orgoglio, ora sembra un vestito fuori moda, inadatto a rappresentarvi. 

Adesso però è arrivato il momento di affrontare il cambiamento. Questo momento di transizione, sebbene carico di sfide, è anche un’opportunità straordinaria per ripensare, rinnovare e rilanciare la vostra presenza online in modo più forte ed efficace. È l’opportunità per il tuo sito di riflettere veramente chi siete oggi: un’azienda dinamica, in crescita, che guarda al futuro con determinazione.

Attenzione però, è importante che tu sappia che si tratta di un percorso impegnativo che ti costringerà a fare i conti con il budget, con il tempo, con le risorse e con i fornitori. Perché rifare un sito esistente non è come farne uno nuovo. Ci sono tantissime cose da tenere in considerazione: contenuti esistenti da migrare e rami secchi da tagliare, pagine posizionate bene e pagine non posizionate, URL da migrare. La migrazione SEO, ad esempio, se non gestita con la dovuta attenzione, può trasformarsi in un vero incubo. La perdita di traffico e il crollo della visibilità sono solo alcuni dei rischi che si corrono senza una pianificazione accurata e una strategia ben definita.

In questo articolo, ti guiderò passo dopo passo attraverso il processo che i professionisti SEO devono considerare durante il rifacimento del sito internet, evidenziando gli errori comuni da evitare e fornendoti strategie efficaci per garantire una transizione fluida e sicura. Dal pre-migrazione alla post-migrazione, ti offrirò le conoscenze e gli strumenti necessari per trasformare questa impresa titanica in una storia di successo digitale.

Differenza tra replatforming, refactoring e relooking

Prima di immergerci nei rischi associati alle migrazioni SEO, è importante fare chiarezza sulle diverse terminologie utilizzate in questo contesto. Spesso, i termini “replatforming”, “refactoring” e “relooking” vengono utilizzati in modo intercambiabile, ma in realtà hanno significati diversi.

Replatforming: quando è necessario cambiare il motore

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Il replatforming si riferisce al processo di spostamento di un sito web da una piattaforma tecnologica all’altra. Ad esempio, potresti decidere di migrare da una piattaforma di e-commerce a un CMS più robusto. Immagina di traslocare la tua presenza online da un’abitazione all’altra, ad esempio, migrando da un sistema di e-commerce a un CMS più versatile. 

Questa operazione non è un semplice cambio d’aria; implica un riadattamento profondo del codice, una revisione dei contenuti, e talvolta una ristrutturazione delle configurazioni tecniche. Qui, il rischio SEO si nasconde in ogni angolo: URL modificati, architettura del sito rivoluzionata, potenziali perdite di contenuto. Ogni passo richiede una mappatura meticolosa e una strategia di redirezionamento per preservare il tuo patrimonio digitale.

Refactoring: ottimizzare le prestazioni senza cambiare piattaforma

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Passando al refactoring, ci troviamo in un ambito meno drastico ma altrettanto delicato perché riguarda l’ottimizzazione del codice e dell’architettura del sito web senza necessariamente cambiare la piattaforma tecnologica. Dal punto di vista tecnico questo processo mira a migliorare le prestazioni, la velocità di caricamento e l’usabilità del sito. Dal punto di vista contenutistico invece possono essere oggetto di lavorazione l’alberatura e l’organizzazione dei contenuti. Queste modifiche possono avere un impatto significativo sull’indicizzazione e sulla performance SEO, rendendo essenziale un’attenta verifica post-intervento per assicurarsi che tutto funzioni come dovrebbe. 

Relooking: migliorare UX e grafica del sito

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Infine, il relooking si riferisce al restyling del sito web, che coinvolge l’aspetto grafico e l’esperienza utente. Durante un relooking, il design del sito viene aggiornato per renderlo più moderno, intuitivo e accattivante per gli utenti. È il più innocuo dei tre in termini di rischi SEO, dato che riguarda principalmente l’aspetto visivo. Tuttavia, un redesign che ignora le pratiche SEO best-in-class può involontariamente sabotare la tua visibilità, ad esempio, attraverso l’introduzione di elementi grafici pesanti che rallentano il sito o modifiche alla navigazione che disorientano utenti e motori di ricerca.

Replatforming + Relooking: non è una buona idea

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Ti dirò una cosa che non sapevi e che probabilmente ti farà saltare dalla sedia: se pensavi di cambiare piattaforma e allo stesso tempo rimettere mano alla grafica del sito sappi che potrebbe non essere una buona idea! 

Combinare un replatforming con un relooking può essere più rischioso di quanto si possa immaginare dal punto di vista del posizionamento. Diverse fonti autorevoli suggeriscono di non mischiare un replatforming con un relooking facendo le due cose in momenti diversi per evitare “scossoni” nel posizionamento (si legga a questo proposito un articolo scritto sul blog di Shopify). 

Immagina di decidere di ristrutturare completamente la tua casa, scegliendo di rinnovare l’interno e rifare il tetto nello stesso momento. Mentre l’idea di “tutto nuovo, tutto subito” può sembrare allettante, il rischio è quello di aprire troppi cantieri contemporaneamente, con la possibilità che uno possa interferire con l’altro, prolungando i tempi e incrementando i costi, forse anche compromettendo il risultato finale.

Il replatforming è come rifare il tetto: una necessità strutturale che richiede precisione e attenzione, poiché protegge la casa (il tuo sito) dagli elementi (i cambiamenti dei motori di ricerca e le evoluzioni tecnologiche). È un’opera che ha impatti profondi sulla funzionalità dell’abitazione e richiede un’attenzione particolare per assicurarsi che tutto sia eseguito alla perfezione, mantenendo l’integrità della struttura.

Il relooking, d’altro canto, è come rinnovare l’interno della casa, scegliendo nuovi arredi, colori e decorazioni per rendere lo spazio più moderno e accogliente. Sebbene questa operazione possa sembrare meno critica del rifacimento del tetto, richiede comunque una pianificazione accurata per assicurare che il nuovo design si allinei con le funzioni della casa e ne migliori l’usabilità e il comfort senza intaccarne l’essenza.

Avviare simultaneamente una ristrutturazione interna e il rifacimento del tetto potrebbe causare conflitti, ritardi e compromessi non necessari. 

Quindi, se cambi piattaforma, devi tenerti la grafica attuale, anche se non ti piace? Assolutamente no. La chiave sta nel bilanciare strategia e ponderazione, considerando attentamente il rapporto costi/benefici di ogni intervento. Chiediti: è più vantaggioso rischiare un impatto immediato su visibilità e conversioni, o adottare un approccio più graduale che permetta di gestire e monitorare attentamente ogni fase del processo?

Una pianificazione attenta e un approccio strategico consentono di ottimizzare la piattaforma tecnologica e di rinnovare la grafica in modo che il tuo sito non solo appaia al meglio ma sia anche strutturalmente solido e pronto per il futuro. Questo approccio graduale minimizza i rischi e massimizza le opportunità, assicurando che la tua presenza online sia non solo rinnovata, ma anche rafforzata.

Migrazione SEO: cosa vuol dire?

Quando parliamo di “Migrazione SEO”, ci riferiamo a un processo delicato e cruciale che va ben oltre il semplice trasferimento di contenuti da un vecchio sito a uno nuovo. È, in realtà, una strategia complessa finalizzata a preservare e, idealmente, migliorare il tuo ranking sui motori di ricerca nel corso di una transizione digitale. Questo può includere il cambio di piattaforma tecnologica, il passaggio a un nuovo dominio, la modifica dell’architettura del sito, o anche una combinazione di questi elementi.

Il cuore di una migrazione SEO di successo sta nell’assicurare che il patrimonio digitale accumulato nel tempo – ossia la tua visibilità, i tuoi backlink, il tuo traffico organico – non solo sia protetto ma traghettato con cura nella tua nuova presenza online. Si tratta di:

  • mappare accuratamente vecchi e nuovi URL
  • implementare correttamente le redirezioni 301 per evitare pagine 404
  • conservare la struttura dei contenuti 
  • e, dove possibile, di ottimizzare ulteriormente per rispondere meglio alle direttive dei motori di ricerca

La migrazione SEO implica anche un attento lavoro di pianificazione pre-migrazione, monitoraggio durante il lancio e analisi post-lancio per assicurarsi che tutto proceda come previsto. 

Ogni passo deve essere misurato e ogni cambiamento monitorato, per intervenire tempestivamente in caso di necessità. È un processo che richiede competenze tecniche, una profonda conoscenza del SEO e una collaborazione stretta tra sviluppatori, designer, copywriter e specialisti SEO.

Quando la migrazione si trasforma in un incubo: casi studio

La migrazione SEO è essenziale ma delicata, un vero e proprio atto di equilibrismo digitale. Sbagliare significa trasformare un’opportunità in un incubo, compromettendo traffico, visibilità e, in ultima analisi, fatturato. Di seguito, esploriamo alcuni scenari – senza nominare direttamente le aziende coinvolte – che illustrano le sfide e le trappole da evitare. Vediamo insieme qualche caso studio.

6000 keyword perse per una segmentazione pianificata male

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Una multinazionale, leader nel settore della produzione industriale, ha intrapreso il percorso di migrazione con l’obiettivo di ottimizzare la sua visibilità sui mercati internazionali. La decisione di suddividere il proprio sito in domini separati per lingua si è rivelata fatale: la perdita immediata di circa 6.000 parole chiave e un crollo del 50% nel numero totale di keyword posizionate sui motori di ricerca hanno evidenziato la pericolosità di una strategia non supportata da un’analisi SEO approfondita e da un piano di migrazione adeguato.

30% del traffico perso a causa di 10 pagine messe offline

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Un’altra azienda, specializzata in consulenza aziendale, ha visto svanire il 30% del suo traffico organico a causa dell’eliminazione di pagine ritenute non essenziali durante un restyling. La sottovalutazione dell’importanza di tali pagine dal punto di vista SEO e la mancanza di redirezioni 301 hanno avuto un impatto diretto sulle conversioni, che sono diminuite del 50%, dimostrando come anche piccole omissioni possano avere conseguenze significative.

192.000 euro bruciati per risparmiare sulla consulenza SEO

Un’impresa di commercio elettronico operante nel settore dell’ufficio ha vissuto il suo particolare incubo quando, tentando di risparmiare sull’assistenza specialistica (l’agenzia che ha curato il refactoring del sito aveva chiesto 5000 euro per gestire la migrazione SEO), ha perso il 70% del traffico dopo una migrazione mal gestita verso una nuova piattaforma CMS. Questo ha portato a una riduzione drastica del fatturato mensile, da 10.000 a 2.000 euro. Ci sono voluti quasi 24 mesi per tornare ai livelli precedenti: un danno che, sommando il fatturato mancato al budget di advertising speso per compensare l’assenza di traffico, è costato all’azienda 192.000 euro.

Rifare il sito: la checklist per i responsabili marketing

Questo articolo è stato scritto e pensato per responsabili marketing di aziende di medie/grandi dimensioni. Lo scopo è quello di raccontarti quello che devi sapere prima di iniziare e di darti delle linee guida che possano aiutarti a muovere i primi passi. Sto dando per scontato che tu non debba mai “mettere le mani in pasta” sulla componente tecnica di questa lavorazione e che tu abbia bisogno di sapere come funzionino le cose per mettere le basi del progetto e scrivere un capitolato di spesa utile alla ricerca di fornitori.

Adesso però dovrò entrare un po’ più nel dettaglio e affrontare tematiche più tecniche per darti modo di capire quali sono gli errori più comuni nel processo di migrazione e quali sono gli step di lavorazione di questo lavoro.

Errori comuni nel processo di migrazione

Mancanza di pianificazione

Uno degli errori più critici è la mancanza di una pianificazione adeguata. Senza una mappatura accurata degli URL e una strategia di redirezione 301 ben definita, è facile incappare in errori che possono portare alla perdita di ranking e visibilità. La gestione inefficace delle migrazioni di siti web evidenzia quanto sia vitale avere un piano dettagliato per salvaguardare il posizionamento​​.

Lavorare sul server di produzione

La tentazione di apportare modifiche in tempo reale può essere forte, ma è fondamentale resistere. Utilizzare sempre un’area di staging per testare cambiamenti e aggiornamenti prima del lancio ufficiale. Questo precauzionale step riduce notevolmente il rischio di errori che potrebbero non solo rendere il sito inaccessibile, ma anche danneggiarne seriamente il posizionamento nei motori di ricerca.

Pubblicare un sito non ottimizzato

Il nuovo sito deve essere “perfetto” sia dal punto di vista tecnico che da quello contenutistico. Bisogna assolutamente:

  • evitare che sia più lento di quello che si vuole sostituire
  • che sia ottimizzato per i dispositivi mobile
  • che ci siano tutti i meta tag compilati e della lunghezza corretta
  • assicurarsi che non ci siano errori 4xx o 3xx interni

Go live in prossimità delle ferie

Non programmare migrazioni vicino al weekend o a periodi di ferie: Per evitare complicazioni e tempi di inattività estesi, le migrazioni dovrebbero essere pianificate nei giorni lavorativi. Questo assicura la disponibilità del team di supporto, pronto ad affrontare e risolvere rapidamente eventuali problemi che potrebbero emergere.

Non iniziare senza una preparazione adeguata 

Una migrazione di successo richiede:

  • Un backup completo del sito per prevenire la perdita di dati.
  • Una scansione approfondita del sito attuale per identificare problemi esistenti.
  • Una mappatura dettagliata delle URL per garantire una corretta reindirizzazione nel nuovo sito.
  • Una mappatura delle pagine di destinazione per preservare o migliorare il SEO.
  • Non mettere online il sito senza un’Analisi SEO di verifica: Prima del lancio ufficiale, è cruciale effettuare un’analisi SEO per assicurarsi che tutti gli elementi critici siano ottimizzati correttamente e che la struttura del sito sia amica dei motori di ricerca.

Rifare il sito: quali sono gli step di lavoro

Prima della Migrazione

  • Crea su un’area di staging e lavora su quella, in modo da non fare modifiche sul sito indicizzato.
  • Backup Completo: Assicurati di avere un backup completo del sito attuale, inclusi database e file.
  • Esportazione e salvataggio dei dati riguardanti Google Analytics, Search Console, backlink ricevuti (da Majestic SEO o Ahrefs), scansione completa fatta tramite Screaming Frog.
  • Mappatura URL: Crea una mappa dettagliata degli URL attuali e dei loro corrispondenti sul nuovo sito per pianificare le redirezioni 301. Se per il sito sono importanti, suggerisco di mappare e redirezionare anche video e immagini.
  • Mappa i vecchi redirect: non pensare solo al presente e al futuro, fai una mappatura dei redirect impostati nel passato.
  • Mappa le pagine di destinazione: fai una mappatura delle principali pagine di destinazione e assicurati che questi contenuti siano presenti anche nel nuovo sito per evitare di perdere traffico qualificato.
  • Mappatura delle keyword e dei posizionamenti: per avere chiara la situazione prima di fare la migrazione. 

Durante la Migrazione

  • Crea una “tabella di migrazione”: questa può essere gestita in maniera automatica, tramite regole (opzione migliore quando il sito è molto grande), oppure manualmente. Serve per fare in modo che i vecchi URL vengano direzionati su quelli nuovi e che non si generino errori 404.
  • Scansioni a confronto: poco prima della fase finale, fai due scansioni: una sul server in staging e una sul server in produzione e mettile a confronto per vedere cosa è cambiato dal sito vecchio al nuovo. Usa queste informazioni per arricchire la tabella di migrazione.

Dopo la Migrazione

  • Verifica che il sito non sia in no index, sia da desktop che da mobile.
  • Verifica dei redirect: Controlla che tutte le redirezioni 301 siano attive e corrette.
  • Analisi SEO Post-Migrazione: fai un’analisi SEO per assicurarti che il nuovo sito non abbia problemi tecnici o contenutistici.
  • Monitoraggio Errori 404: Tieni d’occhio la Google Search Console per gli errori 404 e risolvili prontamente.
  • Aggiornamento Search Console: per aggiornare il dominio (in caso di cambio) e caricare la nuova Sitemap del sito.
  • Controllo elementi essenziali: un aspetto tecnico che va verificato soprattutto quando si passa a CMS custom fatti con dei famework Java, è controllare che tutti gli elementi in pagina essenziali (come i title, le meta description e gli H1) siano presenti nell’HTML originario e non solo in quello renderizzato lato client. Ed è fondamentale che tutti i link siano “crawlabili” e non siano dei link generati da script.

#MigrazioniDaIncubo: il video corso

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