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Penalizzazioni di Google: come riconoscerle ed evitarle

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Dopo aver investito risorse ed energie nel proprio sito internet, vedere tutto crollare da un momento all’altro può essere una vera debacle. Chiedersi, dunque, cosa fare per evitare le penalizzazioni di Google finché si è in tempo per agire è una saggia strategia per evitare di mangiarsi le mani quando la frittata è fatta.

Certo, è vero che nessun sito è veramente immune alle penalizzazioni di Google e al suo antispam. Però oggi siamo qui proprio per capire come evitarlo. La strategia che vi propongo è fondata su due pilastri fondamentali: seguire le best practice SEO e rispettare sempre l’utente.

Il mio sito è vittima delle penalizzazioni di Google?

Prima di addentrarci nell’argomento, facciamo chiarezza su cosa intendiamo per penalizzazione di Google e, soprattutto, su come rendercene conto. La cartina tornasole di questo tipo di danno è Google Analytics, ecco perché è fondamentale che sia correttamente impostato.

Infatti, un sito finito nel mirino del team webspam o dagli algoritmi del motore di ricerca, registra un crollo verticale delle visualizzazioni organiche. Si parte dal 50-60%, ma molto spesso il traffico può calare fino al 90%.

L’effetto domino è poi dietro l’angolo. Traffico e visualizzazioni organiche vengono presto seguite dai posizionamenti per le parole chiave cruciali per il sito. In poche parole, ci si presenta davanti agli occhi un vero disastro. Praticamente impossibile recuperare il lavoro fatto, è il momento di rimboccarsi le maniche e capire perché tutto ciò è successo, e magari imparare come prevenirlo.

Best practice SEO e attenzione all’utente: la ricetta contro le penalizzazioni

Proprio la gravità delle conseguenze di una penalizzazione di Google ci spingono a concentrarci da subito sulle strategie per curare e coltivare il nostro sito, proteggendolo. Non dimentichiamoci mai, tanto per cominciare, dell’utente: è a lui che dobbiamo pensare, riducendo i banner pubblicitari, valorizzando i contenuti, ottimizzando il sito per la navigazione da mobile anche sfruttando tecnologie come AMP, markup ultra-veloce che può servire sia per i migliorare il posizionamento su Google ed i risultati organici (SEO), sia per ottimizzare il QS di una campagna Ads.

Contenuti interessanti e facilmente consultabili

Sono 43 milioni gli italiani che, secondo il report Global Digital 2018, frequentano il web, 34 milioni utilizzano i social media e, nel complesso, trascorrono 6 ore al giorno online. Pochi dati che ci consentono di capire quanto Internet è diffusa nella quotidianità degli abitanti del Belpaese. La competizione per la loro attenzione è spietata e, per questo, non si può prescindere dalla creazione di contenuti autentici, approfonditi e completi. Il tutto organizzato su un sito immediato, facile da utilizzare e comprendere, veloce nella navigazione.

L’obiettivo di Google è fornire all’utente il contenuto più pertinente rispetto alla ricerca fatta. Quindi è facile capire perché il nostro obiettivo dev’essere dare la migliore risposta possibile, integrando testo, video, immagini, post direttamente dai social. Partiamo, dunque, da un ragionamento, dall’analisi delle parole chiave, dalla ricerca di informazioni attendibili.

Assolutamente da evitare i titoli acchiappa click, i testi assemblati dal computer, i post con poco testo e poco esaurienti, le ricerche frutto del copia/incolla. Attenzione anche alla sovra-ottimizzazione SEO. Contrariamente a quanto si può pensare, infatti, l’algoritmo tende a penalizzare quei contenuti posizionati per una keyword non pertinente a ciò che si offre, o eccessivamente ottimizzati per una parola chiave per la quale ci si vuole posizionare.

L’algoritmo di Google, da questo punto di vista, premia ciò che risponde alle esigenze di chi usufruisce del sito. Senza dimenticare che sta traslando verso il “mobile first index”, ragion per cui il nostro sito per essere sicuro dev’essere ottimizzato per tutti i dispositivi. Provate a contare quanti secondi siete disposti a pazientare prima che un sito si carichi. 3, 4, 5 al massimo? Ecco, anche il vostro sito dovrà essere più veloce del vostro stesso tasso di abbandono per essere efficace.

Per aumentare le performance del sito possono essere utili anche alcune soluzioni tecniche, da implementare con l’aiuto dello sviluppatore, come l’HTTP/2, nuova versione del classico protocollo HTTP, attivabile solamente dopo aver compiuto il passaggio ad HTTPS.

La velocità non è tutto, infatti se una volta aperto, il sito risulta confuso avremo perso tutto il vantaggio guadagnato. L’interfaccia dev’essere chiara e precisa, pensata per rendere la navigazione piacevole e semplice.

Via i banner e attenzione ai link

Che la pubblicità rappresenti un fastidio non è certo una novità. A chiunque è capitato almeno una volta di sbuffare di fronte allo spot che rompe la suspense di un film. Ecco, nemmeno il web fa differenza e l’utente non è il solo ad essere suscettibile sull’argomento.

L’abuso di banner pubblicitari, dunque, provoca un abbassamento in SERP e una penalizzazione del posizionamento del proprio sito. Certo, il punto non è fare la guerra ai banner, per di più proprio quando l’investimento in pubblicità online ha superato quello nei canali tradizionali, ma mettersi sempre nei panni dell’utente. Insomma, non esagerare.

Più complessa la questione riguardo ai link: Google si è evoluto al punto che valuta non solo la quantità di link in ingresso ed in uscita presenti sul nostro sito, ma anche la qualità degli stessi. Come distinguere una buona fonte da una che può danneggarci? In primo luogo, sono ritenuti link e domini autorevoli quelli che fanno riferimento alle istituzioni o alle testate giornalistiche riconosciute. In secondo luogo, possiamo fare affidamento a siti affini al nostro e riconosciuti. Less is more, quindi quando parliamo di link. È la qualità a fare la differenza, non la quantità.

Se è vero che, come dicevamo all’inizio, ogni sito è potenzialmente esposto al rischio di una penalizzazione di Google, non dobbiamo essere fatalisti e aspettare il momento in cui accadrà. Anzi, è tempo di rimboccarsi subito le maniche: non esistono segreti, ciò che possiamo fare è usare la testa ricordandoci che dall’altra parte dello schermo ci sono altre teste e altre persone come noi. Se pensiamo all’utente così, conquisteremo anche Google. Più facile a dirsi che a farsi? Provate e tornate a raccontarcelo!