Introduzione
Se già da qualche anno stai facendo campagna su Google ti sarai reso conto che la spesa è aumentata sia in termini di costo per clic che di budget pubblicitario (se non hai notato cambiamenti ti consiglio di cliccare su questo link). Che cosa sta succedendo? La risposta che comunemente viene data dai nostri colleghi è: “il mercato si sta evolvendo”, oppure “stiamo diventando come l’America di qualche anno fa”. Sono risposte vere, ma che nella sostanza non aiutano a capire perché la pubblicità su Google costa e costerà di più.
E invece, si tratta di un’informazione molto importante, che condiziona i risultati che ti puoi aspettare dalla campagna in corso, e di cui bisogna avere consapevolezza per adottare, sin da subito, contromisure che ti consentano di contenere i danni (in termini di mancate conversioni).
capire cosa accade adesso
ci aiuta a capire cosa succederà
nei prossimi anni.
Oltre a ciò, capire cosa accade adesso ci aiuta a capire cosa succederà nei prossimi anni. In questo breve articolo ti spiegherò perché questa cosa accade e quali sono le possibili contromisure da intraprendere.
- Perché il CPC sta aumentando?
- Primo Fattore: ci sono più aziende che fanno pubblicità su Google ADS?
- Secondo Fattore: il mercato si evolve non solo quantitativamente, ma qualitativamente
- Terzo Fattore: la nascita o l’arrivo di marketplace in quasi ogni settore conosciuto
- Quarto Fattore: Google Ads spinge verso modalità di offerte automatiche
- Cosa fare per controbilanciare i costi?
- In conclusione
- Se per te i costi non stanno aumentando
Perché il CPC medio sta aumentando?
Le ragioni sono abbastanza semplici, in realtà, e si riassumono in 4 fattori concomitanti.
Primo Fattore: Ci sono più aziende che fanno pubblicità su Google ADS
L’Italia del business digitale sta crescendo lentamente, ma con costanza. La tendenza che un tempo riguardava solo il mercato B2C ad esempio, adesso si è estesa anche al B2B: ⅔ degli utenti aziendali conduce sempre una ricerca online prima di contattare i potenziali fornitori. Essere presenti e ben visibili è diventata una condizione fondamentale e dunque il numero di aziende che propongono online i propri prodotti/servizi è cresciuto enormemente.
Non solo, infatti i giganti dell’e-commerce sono un problema per tanti inserzionisti, che vedono le SERP (anche quelle B2B), inquinate da annunci pensati per fare “pesca a strascico” di utenti, al solo scopo di farli uscire da Google, e portarli all’interno di un altro motore di ricerca. Due esempi più che celebri? Amazon e Booking, nei rispettivi mercati. Questo inevitabilmente alza il costo di comparizione in SERP per tutti. Ne parleremo meglio a breve, nel punto 3.
Secondo fattore: Il mercato si evolve non solo quantitativamente, ma qualitativamente
La nostra esperienza come agenzia specializzata in campagne su Google Ads ci insegna come ad essere cambiata sia anche la qualità dei siti internet presenti tra i competitor dei nostri clienti. Pagine che sono più veloci, ottimizzate sia in termini di contenuti che di usabilità. Fattore, questo, che impatta sul quality score e che ha un sicuro impatto sulle aste. Per capire davvero come funziona Google Ads, infatti, è importante capire che non è solo una questione di offerta, ma anche e soprattutto di qualità.
Terzo Fattore: La nascita o l’arrivo di marketplace in quasi ogni settore conosciuto
Avete presente la puntata dei Simpson in cui Bill Gates compra la startup di Homer solo per prendere tutto a mazzate? È esattamente quello che sta succedendo nell’ambito del PPC.
Amazon per la vendita al dettaglio, Booking o Airbnb nel settore turistico, ProntoPro e simili per le prestazioni professionali: quasi ogni settore o categoria merceologica ha il suo Big che presidia Google Ads con massicci investimenti pubblicitari rendendo quasi anti-economico ogni tentativo di concorrenza.
Quarto Fattore: Google Ads spinge verso modalità di offerta automatiche
I consulenti di Google propongono principalmente campagne che funzionano in maniera automatica. In un contesto in cui il banco fa le regole e vince sempre, l’automazione delle strategie di offerta implica avere molti account settati per fare offerte sempre più alte.
Cosa fare per controbilanciare i costi?
Alcune delle soluzioni che ti suggerirebbe normalmente un freelance o il consulente di una grande agenzia sono:
- Limitare il numero di parole chiave
- Abbandonare parole chiave troppo competitive
- Essere visibili solo in alcune regioni
- Lavorare sulla “coda lunga”
- Limitare la visibilità delle campagne ai soli giorni lavorativi
- Spegnere le campagne in agosto
In alcuni casi si tratta di escamotage validi, che senza dubbio sul breve periodo riuscirebbero a mettere una pezza sull’aumento della spesa, ma che sul lungo invece non possono durare. Quello che oggi costa 2, domani costerà 4: puoi anche spegnere la campagna il sabato e la domenica, ma prima o poi il budget tornerà ad essere limitato.
La soluzione è continuare a investire
su Google Ads, anche se i costi stanno crescendo.
Cedere il passo, abbandonare parole chiave importanti, anche se costose, non è la soluzione e non è nemmeno intelligente. Se la tua azienda vende un software per veterinari, devi continuare ad essere presente sulla parola chiave software per veterinari anche se il CPC dovesse passare da 1€ a 6€. Perché il tuo target continuerà a cercare informazioni su Google e se tu cedi il passo, liberi posto ai tuoi competitor che sono disposti a spendere quelle 5€ in più perché implementano la strategia che ti sto per spiegare. Come vedi, la ricerca keyword è importante in ogni ambito del posizionamento sui motori di ricerca, come ogni buon consulente SEO sa bene.
Il tuo target continuerà a usare
Google per cercare prodotti come il tuo
anche se per te i costi aumentano.
Il problema non è quello che costa un clic, e nemmeno il numero di clic che si trasformano in contatti. Il focus della questione deve spostarsi sul piano commerciale (il numero di contatti che si trasformano in vendite) e sulle strategie di upselling, ovvero sul numero di vendite che riusciamo a fare ad uno stesso cliente. Perché se il tuo business dipende da Google per trovare clienti, e un cliente compra da te una sola volta, il costo di Google Ads diventa una variabile che piano piano eroderà i margini delle tue vendite.
Se il costo/cliente da Google Ads è troppo alto bisogna ripensare la propria offerta commerciale spostando il momento del guadagno a una fase successiva. Facciamo un esempio che renda tutto più chiaro: sono un eCommerce che vende capsule di caffè, ho uno scontrino medio di 70€. Il mercato è estremamente competitivo e acquisire un nuovo cliente tramite Google Ads costa 45€. Se considero anche i costi fissi, sono in perdita.
Scontrino Medio | Costo Google ADS | Costi Fissi | Margini |
70€ | 45€ | 30€ | -5€ |
Come posso fare per valorizzare questa spesa e guadagnarci? Convincere il cliente a tornare anche per gli acquisti successivi proponendogli un’offerta. Esattamente come fa Cialda mia.
Regalando le prime tre spedizioni, incentiva il cliente a comprare più di una volta e in questo modo ammortizza il costo di acquisizione su più vendite.
Scontrino Medio | Costo Google ADS | Margini |
70€ | 45€ | 25€ |
70€ | — | 70€ |
70€ | — | 70€ |
Totale Vendite | 165€ | |
Spese | 45€ | |
Margine | 120€ |
A quel punto la “sfida commerciale” si sposta sullo spingere il cliente a comprare anche dopo il 4° ordine, proponendogli, ad esempio, le spese di spedizione gratuite sempre. Cosa che, tra parentesi, Cialda Mia non fa, commettendo un grosso errore.
Si tratta solo di un esempio: la strategia di Cialda Mia potrebbe spostarsi anche verso un aumento del carrello medio o in altre direzioni.
In conclusione
La soluzione per controbilanciare l’aumento dei costi per l’acquisizione dei clienti non sta dunque nel canale. Non si tratta di scegliere se lavorare su Google, o se fare pubblicità su Facebook o promuoversi su LinkedIn. Bisogna lavorare sul piano commerciale per fare in modo di vendere il più possibile ai clienti acquisiti. Il vostro target continuerà a cercare prodotti come il vostro a prescindere da quelli che sono i costi che voi dovrete affrontare per intercettarlo. Se non sarete presenti voi, ci sarà la concorrenza.
Se per te i costi non stanno aumentando
Se non hai l’impressione che i costi siano aumentati, sei convinto di pagare sempre la stessa cifra e di ottenere sempre gli stessi risultati probabilmente ricadi in una di queste 3 casistiche:
1. Sei fortunato
Il tuo settore non è ancora competitivo e i costi non sono aumentati. Prima o poi l’onda arriverà anche da te, hai l’opportunità per prepararti e farti trovare pronto.
2. Gestisci la campagna da solo
La campagna è settata male e non ti sei reso conto che le cose sono cambiate perché non hai impostato le conversioni e quindi valuti il valore della campagna in base al numero di telefonate e mail che ricevi.
3. Vieni seguito da qualcuno
Ma chi gestisce la campagna per te non ti ha detto che i costi sono aumentati e che il budget è limitato, probabilmente per paura che tu attribuisca la colpa dell’aumento a lui.
In tutti e 3 i casi, potrebbe farti comodo la nostra Checklist ADV, che ti consente di capire in pochi passi se la campagna ha dei problemi. Si tratta di una serie di controlli di “base”, che possono essere fatti anche da chi non ha competenze digitali. Non sono le uniche cose da verificare, ma sono utili per cogliere “la punta di un iceberg”.
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