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User experience di un sito web: cos’è e perché conta davvero (anche per la SEO)

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Tutti oggi parlano di “esperienze”: che tu stia visitando una città o andando al ristorante, non conta solo cosa fai, ma come ti senti mentre lo fai. Eppure, quando si parla di siti web, questo concetto viene spesso trascurato.
Molti infatti pensano che bastino un bel design, bei colori, una grafica “accattivante” e qualche accorgimento tecnico per fare un buon lavoro online, ma spesso dimenticano di pensare a come si potrà sentire l’utente e quale impatto quel prodotto digitale potrà avere su di esso. 

In realtà, l’esperienza dell’utente – ovvero la user experience (UX) per un sito web – è centrale. Non si tratta infatti solo di estetica, ma di progettare un’interazione fluida, veloce, chiara e coerente. Un sito può avere sì un bell’aspetto ma può risultare frustrante se lento, disorganizzato o poco intuitivo. E questo non influisce solo sulla soddisfazione dell’utente, ma anche su SEO, brand e performance.

In questo articolo vediamo il ruolo cruciale della user experience nella progettazione di siti web che funzionano, quali sono i principi che la guidano, come migliorarla, gli errori da evitare e tanto altro ancora.

Cos’è la user experience per il sito web?

Prima di tutto, proviamo a dare una definizione ancora più completa. 

La user experience per un sito web – ma anche per un’app – è l’insieme delle emozioni, percezioni e reazioni che una persona sperimenta mentre interagisce con un prodotto o servizio digitale. 

Tutto ciò si traduce nella capacità di offrire un’esperienza fluida, intuitiva, accessibile e soddisfacente. La UX, infatti, come accennavamo, non riguarda solo la facilità d’uso, ma anche la velocità di caricamento, la chiarezza dei contenuti, l’efficacia delle call to action, fino alla sensazione complessiva che l’utente porta con sé una volta terminata l’interazione che deve essere di benessere, realizzazione, soddisfazione. 

Hai presente quando hai mangiato qualcosa di buono e senti la soddisfazione invaderti? La stessa cosa deve essere per il sito web: anche se l’utente magari non dirà mai “Come ho navigato bene su questo sito!” e avrà più una sensazione a livello di pancia, il risultato è lo stesso del ristorante. Senza dimenticare che, in ottica SEO e business, una UX efficace è ciò che trasforma una semplice visita in una relazione, un clic in una conversione, un utente in un cliente. 

Come si fa quindi a trascurare la user experience? Se giochi nel “campionato del web”, non puoi e non devi.

Perché la UX è importante?

Alla luce di quanto abbiamo detto, quindi, perché la user experience è così importante, in particolare nel mondo B2B ma non solo?

Per 5 motivi tra tutti:

  • migliora le conversioni facendo restare l’utente nel sito web;
  • aumenta la fidelizzazione al brand: quando si sta bene in un posto, non solo si torna, ma lo si consiglia anche agli altri, lo stesso vale per il sito;
  • rende il sito accessibile e inclusivo: una buona esperienza utente è quella che rende i contenuti fruibili a tutti, comprese le persone con disabilità o con neuro divergenze;
  • aumenta la soddisfazione dell’utente, come abbiamo già detto prima;
  • aumenta il ROI iniziale: un sito ben fatto permetterà entro breve tempo di avere un ritorno sull’investimento perché sarà il punto di riferimento dell’azienda. E questo non vale solo per gli e-commerce.

UX e UI: differenze, ruoli e integrazione

A volte, però, c’è chi confonde UX con UI. Il secondo acronimo, infatti, sta per user interface e anche se può sembrare la stessa cosa – in fin dei conti sempre di come si sente l’utente stiamo parlando – in realtà i due aspetti non sono né uguali né tanto meno sovrapponibili.
Immaginiamo, piuttosto, l’UX e l’UI come due giocatori della stessa squadra che hanno l’obiettivo di fare goal, se vogliamo restare nel mondo del calcio, o di fare canestro se strizzano l’occhio al basket. Pertanto entrambi indispensabili per raggiungere gli obiettivi di business.

Dovendo mettere nero su bianco le differenze tra UX e UI potremmo dire che: 

  • l’UX (user experience) è l’insieme delle percezioni e delle reazioni che l’utente ha durante l’interazione con un sito o un’app che includono aspetti come facilità di navigazione, coerenza dei contenuti, tempi di caricamento, architettura dell’informazione;
  • l’UI (user interface) si concentra invece sull’interfaccia visiva: colori, tipografie, bottoni, layout.

Un sito pertanto può anche avere una UI accattivante, ma allo stesso tempo offrire una UX scadente se non è funzionale o se crea frustrazione nell’utente. Al contrario, una buona UX, anche con un design minimale, può generare soddisfazione, fiducia e risultati. L’integrazione tra UX e UI è quindi fondamentale per creare esperienze coerenti ed efficaci.

Il valore della UX è quindi determinato anche dal modo in cui dialoga con la Ul: chi si occupa di UX analizza, infatti, come le parti dell’interfaccia interagiscano tra loro e come la loro organizzazione impatti sull’esperienza. 

User experience e SEO: che rapporto c’è?

La risposta è che il rapporto tra UX e SEO è stretto, anzi strettissimo. Perché? Semplicemente perché Google valuta l’esperienza utente come fattore di ranking. E ancora più nel dettaglio è con l’introduzione dei Core Web Vitals di qualche anno fa e dei criteri legati alla Page Experience che elementi come la velocità di caricamento, l’interattività e la stabilità visiva sono diventati metriche fondamentali per il posizionamento.

Un sito ottimizzato solo per le keyword ma lento, caotico o difficile da navigare verrà penalizzato, ma d’altra parte come potrebbe essere diversamente se Google ha dichiarato che al primo posto ci sono sempre le persone? Se un utente entra in un sito ed esce poco dopo, questo vuol dire tanto, tutto. 

E vale anche ai tempi dell’Intelligenza Artificiale: quando un utente pone domande ad AI Overview o a Chat GPT – solo per fare due esempi – l’Intelligenza Artificiale riesce a “pescare” dai siti che hanno i contenuti – e non solo – meglio organizzati. 

Pertanto un sito con una UX curata:

  • riduce il bounce rate
  • aumenta il tempo di permanenza
  • migliora i tassi di conversione
  • aumenta la probabilità di ottenere link naturali, vale a dire backlink.

Appare quindi evidente che la user experience ha un impatto diretto sulla capacità del sito di soddisfare l’intento di ricerca e di offrire un’esperienza appagante. 

Come migliorare la user experience? 5 principi chiave da considerare

1. Gerarchia visiva e architettura dell’informazione

Il primo fattore chiave è la gerarchia visiva. Cosa significa? Che si lavora per guidare lo sguardo e l’attenzione dell’utente che, in un mondo sempre più distratto, non sono aspetti certo banali.
Da ricordare, infatti, che le persone navigano sempre più da smartphone, com’è emerso dal report annuale Digital 2025 di We Are Social: delle 5 ore e 39 al giorni che le persone passano sul web, il tempo speso sul cellulare è di 2 ore e 54 minuti da mobile contro 2 ore e 45 da PC o tablet.
Ecco perché la gerarchia visiva è essenziale, indipendentemente dal dispositivo.

Vuol dire organizzare:

  • titoli
  • immagini
  • testi
  • pulsanti.

L’architettura dell’informazione supporta questa gerarchia strutturando contenuti e pagine in modo logico: menu chiari, breadcrumb visibili, URL semantici e cluster tematici facilitano l’orientamento e la comprensione del contesto. Altrettanto importante è utilizzare i dati strutturati per migliorare la user experience

Sul mobile, dove lo spazio è per forza di cose ridotto, è cruciale mantenere la semplicità: layout responsive, CTA ben posizionate e blocchi di contenuto ben separati evitano che l’utente perda il filo quando naviga per esempio mentre è sui mezzi o sta parlando con qualcuno (anche se non si dovrebbe fare…).
Questa combinazione di gerarchia logica e visiva riduce il bounce rate e migliora anche il crawling da parte dei motori di ricerca.

2. Leggibilità e semplicità del design

Testi leggibili, font appropriati, contrasto visivo e spaziature corrette sono altrettanto importanti per una UX efficace. Una tipografia strategica, unita a paragrafi brevi e liste puntate, facilita la lettura rapida e la scansione del contenuto. 

Tutto ciò per far sì che emerga subito ciò che è importante: anche quest’articolo è stato progettato tenendo conto della user experience e la scelta di grassetti, elenchi puntati ecc… va in tal senso.

A guidare tutto deve essere il principio della semplicità o se vogliamo dirlo all’inglese: less is more. Ogni volta che senti dire “Il sito ha una grafica pulita, essenziale”, si intende questo: evitare il sovraccarico cognitivo con interfacce minimali rendono più semplici i task per l’utente. 

Se infatti l’utente ha troppe distrazioni, sarà difficile che compili un form o clicchi su una CTA pertanto, possiamo anche impostare tutti gli obiettivi a breve termine che vogliamo, ma se non prepariamo la strada per raggiungerli, l’utente non ce la farà mai a soddisfarli.
Anche in ottica SEO, una buona leggibilità influisce positivamente sul tempo di permanenza e sul completamento delle azioni.

3. Coerenza e familiarità

Contano per una buona UX anche la coerenza e la familiarità. Dirai: cosa c’entrano un un sito web? C’entrano eccome.

Per coerenza si intende l’uniformità di design, di linguaggio e comportamento in tutte le pagine. Se i pulsanti hanno lo stesso stile, i menù lo stesso funzionamento e i colori sono coerenti, l’utente si sente a casa, costruisce familiarità, riduce l’incertezza e naviga con fiducia. Questo vale anche lato SEO, perché una struttura coerente migliora l’indicizzazione e la percezione del sito come affidabile. 

È fondamentale inoltre rispettare le convenzioni d’uso: usare icone riconoscibili, etichette intuitive, testi esplicativi e standard consolidati (come quelli consigliati da Jacob Nielsen, il “padre” della user experience) evita confusione ed errori. 

La coerenza in un sito lo rende autorevole, riconoscibile e fa il paio con la semplicità di cui parlavamo prima.  

4. Usabilità ed efficienza dei task

Consentire all’utente di completare un obiettivo con il minor sforzo possibile è l’obiettivo primario della usability. Misurazioni reali – come il tempo per completare un task, il tasso di successo, il numero di errori – permettono di valutare l’efficacia del design. 

Per capire se tutto questo sta funzionando, chi si occupa di UX si avvale di test di usabilità, A/B test e strumenti analitici per migliorare continuamente il sistema. Azioni come compilare un form, iscriversi o effettuare una ricerca devono essere semplici, con campi ridotti all’essenziale, autocompletamento, messaggi d’errore chiari e possibilità di correzione immediata. Una buona usabilità previene abbandoni e frustranti “rage click”.

5. Accessibilità e feedback immediato

Un’esperienza utente completa, come accennavamo, include tutte ma proprio tutte le persone che possono interagire con il sito web: utenti con disabilità visive, cognitive o motorie. L’accessibilità è anche un criterio di ranking secondo Google, con vantaggi sia tecnici che reputazionali. 

Utilizzare il testo alternativo per ottimizzare le immagini, scegliere un contrasto cromatico adeguato, dare la possibilità di ingrandire il font o sceglierne già uno adatto a tutti, etichette chiare e compatibilità con screen reader rendono il sito usabile da chiunque. 

Il feedback immediato – come animazioni, notifiche di successo o errore (come la pagina 404), conferme visive dopo un’azione – mantiene l’utente informato, riduce l’incertezza e migliora la soddisfazione generale. L’accessibilità pertanto non è un’opzione o una pratica da eseguire per essere a “norma di legge”. 

Errori da evitare quando si progetta la UX

Alla luce di quanto abbiamo appena scritto, quali sono gli errori assolutamente da evitare quando si progetta la user experience?

Eccone alcuni:

  • ignorare l’utente finale: vale a dire progettare tutto senza testare o raccogliere feedback reali. Sembra banale, ma spesso a fare le prove sono le stesse persone che hanno contribuito alla realizzazione o al restyling del sito e che, pertanto, sono così “dentro” da non osservare più nulla di “diverso” o non funzionante;
  • struttura disorganica: ossia troppe voci di menu, contenuti disordinati, CTA poco chiare o che non rimandano alla pagina giusta;
  • mobile experience trascurata: oggi, come abbiamo detto, molto del traffico web è da mobile pertanto non si può progettare prima la versione desktop del sito e poi quella da mobile, ma le cose devono andare di pari passo;
  • overdesign: grafiche pesanti, animazioni inutili, effetti che rallentano la navigazione;
  • contenuti poco chiari o autoreferenziali: l’utente cerca soluzioni, non autocelebrazione quindi no a testi in cui si incensano prodotti e servizi e sì a testi immediati, freschi, che aiutano davvero le persone. Anche con un pizzico di storytelling, perché no?

Senza dimenticare che lavorare sulla UX significa avere un approccio data-driven e iterativo: testare, misurare, migliorare.

UX e performance aziendali: un investimento strategico

In ambito B2B, spesso si sottovaluta quanto la UX possa influenzare KPI aziendali come lead generation, fidelizzazione e reputazione.

Un sito pensato per accompagnare il buyer B2B nel suo percorso decisionale, dalla fase informativa a quella di contatto, riduce le frizioni e accelera il processo di conversione.

A migliorare le performance aziendali ci sono quindi tutt’altro che trascurabili:

  • landing page ben strutturate migliorano il CTR delle campagne ADV:
  • una sezione blog con contenuti ben organizzati migliora la SEO e il tempo di permanenza;
  • una UX efficace nei form di contatto aumenta i lead.

La prossima volta che qualcuno ti dirà che la user experience è solo un insieme di dettagli estetici, ricorda che, invece, è come le scarpe giuste per un atleta che si prepara per una corsa podistica. C’è chi pensa che basti semplicemente avere delle scarpe da running di marca per correre al massimo e, invece, bisogna sceglierle comode, leggere e adatte al percorso oltre che a chi le indosserà.
Per la user experience è uguale: solo mettendo al centro l’utente, si può correre insieme.