Hai un business internazionale e vendi all’estero? Allora dovresti conoscere e usare (bene) l’attributo di Google hreflang.
Questo tag consente al motore di ricerca di mostrare la versione linguistica o geografica più appropriata di una pagina agli utenti. È particolarmente utile per siti multilingua o con contenuti destinati a diverse varianti locali (es. en-GB vs. en-US).
Implementarlo perfettamente migliora l’esperienza utente, evita problemi di duplicazione dei contenuti e consente di indirizzare correttamente il traffico organico nei mercati internazionali.
Quindi scopriamo insieme la sua importanza per il tuo brand, le best practice per inserirlo sui tuoi asset digitali, sito o ecommerce che sia, gli errori più comuni e come evitarli.
Attributo hreflang: definizione
Il tag hreflang è un attributo HTML che serve a comunicare a Google quale versione linguistica o geografica di una pagina mostrare agli utenti, in base alla loro lingua preferita o posizione.
Un esempio pratico? Se hai una pagina in italiano e una in inglese, grazie all’attributo hreflang puoi dire a Google:
“Ciao, se l’utente arriva dall’Italia, mostragli la versione italiana. Se arriva dagli Stati Uniti, meglio quella in inglese.”
L’obiettivo è semplice ma potentissimo: far arrivare la persona giusta, alla pagina giusta, nella lingua giusta.
Senza far perdere tempo a chi ti cerca.
Per dirla in altre parole, il tag SEO hreflang è un indicatore di qualità dell’esperienza utente. Rende i tuoi contenuti più pertinenti, e questo è un segnale molto positivo anche per il posizionamento.
Un dettaglio di SEO tecnica che fa una grande differenza, soprattutto quando si parla di mercati esteri, dove il rischio di creare contenuti duplicati è sempre dietro l’angolo.
L’hreflang è una delle chiavi per una SEO internazionale solida. E se il tuo brand vuole crescere oltreconfine, vale la pena imparare a usarlo bene.
Hreflang è un “segnale” per Google, non una direttiva
L’attributo hreflang è un’indicazione che aiuta Google a comprendere la relazione tra le diverse versioni internazionali delle pagine del tuo sito e a determinare quale versione mostrare agli utenti in base alla loro lingua e/o posizione geografica.
Google potrebbe infatti trovare anche senza il tuo intervento le versioni della pagina in altre lingue, ma è sicuramente meglio indicare espressamente le pagine relative a lingue o aree geografiche specifiche. Bisogna semplificargli la vita insomma.
John Mueller, Search Advocate di Google, ha di recente aggiunto che:

“Hreflang non garantisce l’indicizzazione“. Detto questo, usare hreflang bene è comunque un’ottima cosa.
Ha spiegato che, in alcuni casi, non tutte le versioni linguistiche di una pagina vengono indicizzate da Google.
Se due versioni sono molto simili tra loro – per esempio quella per la Francia (fr-fr) e quella per il Belgio francofono (fr-be) – Google potrebbe decidere di mostrarne solo una, considerandola la principale (cioè la “versione canonica”), perché le differenze tra le due sono minime.
Quando e perché è necessario: siti multilingua, multiregione, contenuti simili in lingue diverse
L’attributo hreflang diventa indispensabile ogni volta che il tuo sito parla a pubblici diversi in lingue diverse o in varianti della stessa lingua.
Esempio semplice, semplice: hai un eCommerce con versioni del sito in inglese per il Regno Unito e per gli Stati Uniti, i contenuti potrebbero essere molto simili, ma il modo di comunicare (e anche i prezzi, la valuta, la spedizione) no.
Oppure, ipotizziamo che tu abbia un sito B2B in italiano e voglia posizionarti anche nei mercati di lingua spagnola. Potresti avere una pagina per la Spagna e una per il Sud America. Anche se i contenuti sono simili, non sono intercambiabili: mutano le espressioni, il tono, le aspettative culturali. Senza hreflang, Google potrebbe confondere le versioni, mostrarle nel Paese sbagliato e tu perderesti una buona occasione per intercettare il pubblico giusto.
In sintesi: il tag hreflang dice a Google “questa versione è per questo pubblico”, così il motore di ricerca può servire l’utente con la pagina giusta, nella lingua giusta.
Quando usarlo, in pratica?
Ecco alcuni casi tipici in cui l’implementazione dell’hreflang è fortemente consigliata:
- Siti multilingua: ha contenuti tradotti in più lingue, ma può rivolgersi anche a pubblici che sono localizzati nella stessa zona geografica. Un esempio lampante è quello per un sito che vende online in Svizzera, per cui le versioni dovranno essere in lingua italiana, tedesca, francese e inglese.
- Siti multiregione: il sito propone contenuti indirizzati a paesi diversi. Per esempio se hai un e-commerce e desideri vendere i tuoi prodotti in Italia, Germania, Francia, Spagna.
- Contenuti duplicati o quasi identici destinati a mercati diversi: ad esempio, una pagina prodotto con le stesse foto e struttura, ma prezzi e descrizioni personalizzate anche con un solo dettaglio per Paesi diversi. Questo è il caso di un sito multilingua (ITA-ENG) e multiregionale che vende all’estero in Gran Bretagna, in USA, Canada e Australia.
Ricorda: senza l’hreflang, Google potrebbe mostrare la versione sbagliata della tua pagina a un utente, generando confusione, abbandono e frequenza di rimbalzo più alta.
I benefici della sua implementazione
Il punto è che implementare correttamente l’attributo hreflang non è una questione tecnica: significa offrire un’esperienza migliore agli utenti e ottenere più risultati dai tuoi contenuti internazionali. Vediamo insieme perché.
L’hreflang migliora l’UX e riduce la frequenza di rimbalzo
Quando le persone atterrano su una pagina nella loro lingua o adattata alla loro regione, interagiscono più facilmente e sono meno propensi ad abbandonare il sito. Poiché comprendono il contenuto della tua pagina, avrai tassi di rimbalzo più bassi.
Distribuisce meglio i segnali di ranking tra varianti linguistiche
Ma come ci racconta Gary Illyes di Google in questo video, “i tag hreflang possono anche avere un effetto diretto sui posizionamenti, perché le pagine di un cluster hreflang condividono i segnali di ranking”.
Evita penalizzazioni per contenuti duplicati
Google potrebbe considerare contenuti simili in diverse lingue come duplicati. Hreflang segnala che si tratta di versioni localizzate, evitando penalizzazioni.
Migliora autorevolezza e visibilità nei risultati di ricerca locali
Se cerchiamo di indirizzare i nostri utenti alla versione corretta della pagina, aumentiamo la rilevanza e la visibilità del nostro brand nei mercati target.
Sintassi corretta dell’hreflang
La sintassi corretta dell’attributo hreflang è la seguente:
<link rel=”alternate” hreflang=”it” href=”https://www.example.com/it/” />
<link rel=”alternate” hreflang=”en” href=”https://www.example.com/en/” />
È importante usare i codici lingua e paese corretti secondo gli standard ISO 639-1 per le lingue e ISO 3166-1 Alpha 2 per i paesi.
<link rel=”alternate” hreflang=”en-AU” href=”https://esempio.com” />
In questo caso il suffisso: “en” fa riferimento alla lingua, ed è obbligatorio, il secondo “AU” al Paese, l’Australia è facoltativo.
Attenzione: non puoi specificare soltanto il codice Paese. Il primo codice indica la lingua e Google non la rileva automaticamente.
Dove inserire il tag hreflang di Google?
Puoi implementare hreflang in tre diversi modi e ricorda: va inserito su tutte le pagine che hanno una versione di lingua ed è necessario che ogni versione citi tutte le altre, inclusa sé stessa (autoreferenzialità).
- Nei tag HTML: aggiungiamo i tag hreflang direttamente nel codice HTML di ogni pagina. Non ci sono limiti al numero di tag hreflang che si possono avere su una pagina.
- Negli header HTTP: utili per contenuti non HTML come PDF, per cui non ci è possibile inserire hreflang posizionando i tag nell’<head>.
- Nel file sitemap XML: specificando le relazioni tra le versioni delle pagine. Per questa applicazione, possiamo usare l’attributo xhtml: link.
Cosa si intende per “bidirezionale” e “autoreferenziale”
È fondamentale comprendere che i tag hreflang hanno una funzione bidirezionale: viaggiano cioè sempre in coppia.
In pratica: se lo inserisci in una pagina inglese che punta alla versione italiana, quest’ultima dovrà avere a sua volta un tag hreflang che punta alla pagina inglese, altrimenti è un errore.

Quando si lavora con il tag hreflang, ogni pagina del tuo sito dovrebbe includere i riferimenti a tutte le versioni linguistiche disponibili. E tra queste: anche a sé stessa. Questo è ciò che chiamiamo tagging autoreferenziale.
Perché è così importante?
Perché permette a Google di capire esattamente che ogni versione linguistica fa parte di un gruppo coerente di contenuti.
Una rete ben costruita che segnala: “questa è la versione per l’Italia, questa per la Francia, questa per gli USA e io sono la versione di pagina giusta per questo Paese specifico. Lavoriamo tutte insieme per fornire all’utente la migliore esperienza che potrebbe avere sul nostro sito”.
Valore x-default per versioni neutre o pagine di scelta
Il valore x-default viene usato per indicare una pagina neutra, come ad esempio tutte quelle homepage che permettono agli utenti di selezionare la loro lingua o regione.
<link rel=”alternate” hreflang=”x-default” href=”https://www.example.com/” />
Questo aiuta Google a comprendere che la pagina è destinata a utenti la cui lingua o regione non è specificata nelle altre versioni.
Ecco l’esempio citato nel Google Search Central Blog.
Se una pagina include annotazioni hreflang per le versioni in inglese e spagnolo, e imposta anche un valore x-default che rimanda alla versione in inglese, allora un utente di lingua francese, per cui non esiste una versione specifica della pagina, sarà automaticamente indirizzato a quella in inglese.
La versione x-default serve proprio a questo: è la pagina “di riserva”, quella predefinita da mostrare quando non esiste una variante linguistica o geografica specifica. Può essere, ad esempio:
- una pagina di selezione lingua/paese,
- una versione generica dei contenuti,
- o la versione che consideri “standard”.
E non preoccuparti se non hai versioni localizzate per tutte le pagine del tuo sito: l’attributo hreflang può (e deve) essere utilizzato solo dove è davvero utile. Cerchiamo di ottimizzare sempre le nostre risorse.
Differenza tra canonical e hreflang: funzioni distinte
Confondersi è facile: un caso classico? Quello tra il tag canonical e l’attributo hreflang.
Vediamoli nel dettaglio.
Canonical: per gestire i contenuti duplicati
Il tag rel=”canonical” serve a indicare qual è la versione principale (o “canonica”) di una pagina quando ne esistono più versioni con contenuti duplicati o molto simili. Lo scopo è consolidare i segnali di ranking su un solo URL ed evitare che Google distribuisca la visibilità tra pagine quasi identiche.
Ad esempio, in un eCommerce, ogni variante di un prodotto (colore, taglia, formato) può avere una propria URL, ma contenuti molto simili. In questo caso, il canonical aiuta a far convergere tutti i segnali sulla versione principale del prodotto.
In pratica: aiuti Google a capire quale pagina indicizzare e posizionare nei risultati di ricerca.
Hreflang: per distinguere le varianti linguistiche o geografiche
L’attributo hreflang, invece, non gestisce contenuti duplicati, ma comunica a Google che quelle pagine non sono copie, bensì versioni localizzate per diverse lingue o regioni.
Ovvero: aiuti Google a mostrare la pagina giusta alla persona giusta, nella lingua e per la località corretta.
Attenzione ai conflitti tra canonical e hreflang
Una delle regole d’oro quando si lavora con l’attributo hreflang è questa: non combinarlo su una pagina che ha un tag canonical verso un’altra URL.
Perché? Perché rischi di inviare segnali ambigui a Google.
Facciamo un esempio. La tua pagina A ha un tag canonical che punta alla pagina B, quindi stai dicendo ai motori di ricerca che è la pagina B quella da indicizzare. Ma se nella stessa pagina A inserisci anche un tag hreflang, stai dicendo: “guarda che questa versione serve per l’utente che parla questa lingua o si trova in questa regione.”
Google così potrebbe ignorare entrambe le indicazioni. In casi del genere, rischi che la tua strategia SEO non funzioni come previsto, vanificando il lavoro fatto su contenuti, localizzazione e targeting.
Best practice: applica l’hreflang solo a pagine canoniche, cioè quelle che hai deciso di far indicizzare. Ogni URL nel gruppo hreflang dovrebbe essere autonoma e autoreferenziale (ovvero avere un canonical verso sé stessa), per mantenere una struttura solida e chiara per i motori di ricerca.
Errori comuni da evitare
Abbiamo analizzato cos’è e come implementarlo in maniera efficace, ma invece quali sono gli errori più comuni quando si parla di tag hreflang?
Codici lingua e paese sbagliati
L’attributo hreflang utilizza codici ISO standard per identificare la lingua (it, en, fr) e, opzionalmente, il paese di riferimento, in maiuscolo, come secondo suffisso (it-IT, en-GB, en-US, fr-CA). Scrivere un codice sbagliato o invertire le due voci può rendere il tag completamente inefficace e creare clamorosi misunderstanding.
Esempio
<link rel=”alternate” hreflang=”eng-UK” href=”https://example.com/uk/” />
In questo caso, il codice eng-UK non è riconosciuto da Google. Il formato corretto sarebbe:
<link rel=”alternate” hreflang=”en-GB” href=”https://example.com/uk/” />
Tag mancanti
Ogni pagina con tag hreflang deve elencare tutte le versioni disponibili, inclusa sé stessa (in forma autoreferenziale). Se manca anche una sola versione, Google potrebbe non interpretare correttamente il gruppo hreflang o addirittura ignorarlo in parte, rendendo l’implementazione meno efficace.
Sintassi errata
Anche un semplice errore di battitura o una virgoletta fuori posto possono invalidare il tag.
Ad esempio, se inserisci nella stessa stringa di codice i rel canonical e gli hreflang stai sbagliando.
❌ <link rel=”canonical, alternate” hreflang=“en-gb” href=”https://example.com/en-gb/page.html” /> .
Questo è un errore: i motori di ricerca non riusciranno a interpretare correttamente il codice e ignoreranno del tutto il tag, vanificando sia l’hreflang che il canonical.
✅ La sintassi corretta prevede invece tag separati, ognuno con un ruolo ben definito:
<link rel = “canonical” “href =” https://example.com/en-uk/page.html “/>
<link rel = “alternate” hreflang = “en-gb” href = “https://www.example.com/en-uk/page.html” />
<link rel = “alternate” hreflang = “en-us” href = “https://www.example.com/en-us/page.html” />
Riferimenti a URL non più validi: attenzione
Altro sbaglio nell’implementazione dei tag hreflang è inserire URL che non esistono più o che rimandano a pagine inesistenti.
Anche una semplice modifica alla struttura degli URL (come un cambio nel permalink o nell’alberatura del sito) può rendere alcuni link obsoleti, se i tag hreflang non vengono aggiornati di conseguenza.
Tool utili per i tag SEO hreflang
Questi due strumenti ti aiutano a creare il codice hreflang corretto, minimizzare gli errori di sintassi e l’uso di codici lingua/paese errati. Sono entrambi citati da Google e gratuiti.
Hreflang Tags Generator di Aleyda Solis
Molto popolare e affidabile, questo Hreflang Tags Generator è stato creato da un’esperta SEO internazionale. Permette di inserire URL e selezionare lingue/paesi per generare i tag in formato HTML o per la sitemap XML.
Hreflang Tag Testing Tool di Merkle SEO
Uno strumento veloce per verificare la correttezza delle annotazioni hreflang su una singola pagina.
Adatto per validare rapidamente l’output HTML di una pagina. Ecco il link per provarlo.
Non solo hreflang
L’attributo hreflang è un alleato prezioso, ma non è il solo modo per definire la geolocalizzazione del tuo sito web per Google.
Per ottimizzare la tua visibilità nei mercati esteri, ci sono anche altri metodi che aiutano i motori di ricerca a capire a quale pubblico geografico ti stai rivolgendo.
Dominio di primo livello geografico (ccTLD)
Si tratta del country code Top Level Domain. Un dominio come .fr,.de,.co.uk,.es comunica in modo chiaro a Google che il sito è destinato a un mercato specifico.
Qui trovi la lista completa dei country code di riferimento.
Backlink da siti locali
I link che ricevi da altri siti web autorevoli situati nel Paese target sono un segnale forte per Google.
Un backlink da una rivista tedesca per un prodotto Made in Italy venduto in Germania, ad esempio, ha un valore doppio: migliora la SEO e rafforza l’autorità nel mercato specifico.
Il caro vecchio buon senso
Per semplificare la questione hreflang prendiamo in prestito la riflessione di John Mueller di Google, che in un Reddit di 3 anni fa scrive:
“in un mondo ideale, collegheresti tutte le versioni di tutte le pagine con hreflang. Sarebbe l’approccio più pulito, tuttavia, a volte è solo un lavoro enorme, e mantenerlo se i siti vengono gestiti individualmente è…buona fortuna.”
E prosegue:
“puoi semplificare il problema. Dove riscontri *effettivamente* criticità per quanto riguarda gli utenti che visitano il sito del paese/lingua sbagliato? È lì che dovresti implementare hreflang (e, naturalmente, un riconoscimento di paese/lingua in Javascript o un popup per intercettare eventuali visite dirette). Probabilmente gran parte di questo sarà limitato a situazioni con la stessa lingua ma con paesi diversi, quindi Svizzera/Germania in tedesco potrebbe essere il punto di partenza giusto. Non si verifica alcun problema se imposti hreflang per 2 versioni e ne hai 4 versioni indipendenti.”
Controlla i dati di traffico in Google Analytics o Search Console. Filtra per Paese e verifica se chi cerca da un certo mercato viene indirizzato alla versione giusta del sito. Se non noti grandi discrepanze, magari non è necessario intervenire.
SEO internazionale: oltre l’hreflang
Il corretto uso del tag hreflang è solo una delle buone pratiche da attuare in una strategia SEO internazionale, ci piace ricordarlo sempre.
E anche tradurre il tuo sito in altre lingue non basta: servono analisi più profonde del contesto economico e culturale del mercato di riferimento su cui dovresti investire tempo e risorse.
Anche le keyword che scegliamo potrebbero essere totalmente diverse in un altro Paese a livello di volume, difficoltà.
Si parla infatti di contenuti localizzati, non di “semplici” traduzioni. Ecco perché avvalersi di professionisti madrelingua o che conoscano bene usi e abitudini del mercato in cui vorresti penetrare può fare la differenza.
Come non citare anche le migrazioni SEO da incubo? Se stai pensando di rifare il tuo sito per espandere il tuo business all’estero non puoi improvvisare. In uno dei casi studio che abbiamo analizzato, una multinazionale del settore industriale ha deciso di suddividere il proprio sito in domini separati per lingua, senza una strategia SEO strutturata a supporto. Cosa è successo? In pochi giorni ha perso oltre 6.000 keyword posizionate e ha visto crollare del 50% la visibilità complessiva sui motori di ricerca.
Un danno pesante, causato da una scelta tecnica non allineata agli obiettivi di posizionamento internazionale e da una mancanza di pianificazione nella migrazione.
Espandersi all’estero è un’ottima idea, ma serve una strategia SEO pensata bene, studiata nel dettaglio e realizzata con i giusti partner.
E tu conoscevi il tag hreflang? Lo stai sfruttando per posizionarti al meglio nelle SERP internazionali e magari comparire anche in AI Overviews?
Ti aspettiamo per parlarne e rispondere a tutte le tue domande.