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GPT Vs Human: come sfruttare l’AI (e non il contrario)

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Ormai non si fa altro che parlare di GPT (Generative Pre-trained Transformer) in diversi contesti e settori professionali. Tra novità, approfondimenti, how to e vagonate di opinioni abbiamo già sviluppato un’ossessione verso questa tecnologia, che per certi versi sta già influenzando il nostro modo di vivere

Come in ogni piccola o grande rivoluzione, c’è chi sta cavalcando l’onda e chi la subisce, fino addirittura a perdere il lavoro. Ed è forse questo il punto principale: come sfruttare l’intelligenza artificiale a proprio vantaggio? Partiamo da un presupposto importante…

GPT non è un’intelligenza artificiale

In realtà GPT è una famiglia di modelli di linguaggio e di apprendimento automatico basato sulla tecnologia AI (Intelligenza Artificiale) di tipo NLP (Natural Language Processing). “Modello” è la nostra parola chiave: parliamo dunque di modelli di machine learning che utilizzano un’architettura basata su trasformatori per generare testi in modo autonomo, a partire da un determinato prompt.

Dire testi poi è forse riduttivo: può creare articoli, racconti, completare frasi, disegnare architetture web, programmare e rispondere alle domande in modo simile a come lo farebbe un essere umano. Creato da OpenAI, oggi GPT viene utilizzato in diverse applicazioni di AI, come chatbot, assistenti digitali, automazione del linguaggio naturale e ricerca di informazioni.

E che cos’è GPT-3?

Potrebbe essere scambiato per un enzima del fegato, ma in realtà GPT-3 è il terzo modello della serie GPT, lanciato nel 2020. E ce ne siamo accorti dopo 3 anni? In realtà no, ma fino a poco tempo fa non era – mettiamola così – broadcasting.

GPT-3 rappresenta inoltre un notevole passo avanti rispetto ai suoi predecessori, con ben 175 miliardi di parametri e una capacità di generazione di testo senza precedenti. È forse il modello di intelligenza artificiale più potente presente oggi nel mondo. Per capirci, la versione precedente del 2019 (GPT2) elaborava solo 1,5 miliardi di parametri. 

La potenza di GPT-3: prova pratica

Finora ho detto tante cose, ma un esempio aiuterà anche chi oggi non ha approfondito le potenzialità di GPT-3. Il mio prompt (il mio comando in piattaforma) è stato: “Spiega la fusione subatomica tra quark ai bambini, usando una metafora di supereroi e con il tono di voce di un teletubby”.

E qui la risposta (tutta automatica e nata in pochi secondi): Ciao amici! Sono Tinky Winky, e oggi voglio parlarvi della fusione subatomica tra i quark. Wow, sembra una cosa super complessa, ma posso spiegarla con un po’ di magia Teletubby.

Immaginate di avere tre amici supereroi. Ognuno di loro ha un potere speciale, come il potere del fuoco, del vento e dell’acqua. Ma sapete una cosa? Se questi tre supereroi lavorano insieme, possono diventare ancora più forti e potenti di prima!

Ecco come funziona la fusione subatomica tra i quark. I quark sono come questi supereroi. Sono piccoli e hanno dei poteri speciali. Ma quando mettiamo insieme tre quark, possono fondersi insieme e diventare ancora più forti e potenti di prima! È come se questi tre amici supereroi diventassero un unico super-amico, ancora più forte e con più potere di prima!

E sai una cosa fantastica? Quando questi quark si uniscono, possono creare una quantità enorme di energia. È come se stessero lanciando un raggio di potere come quello che vedete nei cartoni animati! E questa energia può essere usata per alimentare le nostre case e le nostre città!

In sintesi, amici miei, la fusione subatomica tra i quark è come quando i nostri supereroi preferiti si uniscono per formare un super team, diventando ancora più forti e potenti. E questa unione può creare un’energia incredibile che può fare cose straordinarie! È fantastico, non è vero?

Allora, continuate ad usare i vostri superpoteri e state attenti ai quark! Ciao ciao!

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GPT-3 per copywriting e SEO: uno strumento potentissimo…

… ma anche con tanti deficit. La mia collega e amica Sibilla Garulli ha approfondito ampiamente il tema Copywriting con ChatGPT, arrivando a diverse conclusioni.

GPT diventa un grande facilitatore del lavoro, soprattutto se parliamo di SEO e Copywriting. Per fare qualche esempio, GPT-3 oggi può essere sfruttato per:

  • Ricerca Keyword: ricerca nuove parole chiave e generare idee di contenuti correlati alle parole chiave già esistenti. In questo modo i/le SEO Specialist possono individuare facilmente nuove opportunità. Esempio di prompt: Crea un elenco delle 10 parole chiave più popolari per l’argomento […].
  • Ottimizzazione del contenuto: analizza il contenuto esistente e suggerisce modifiche per migliorare la sua ottimizzazione per i motori di ricerca. Prompt: Crea una struttura dell’articolo con intestazioni (H1, H2, H3…) e argomenti secondari.
  • Meta tag: con il giusto comando può generare meta tag per le pagine del sito web, come meta descrizioni e titoli. Prompt: Crea una meta descrizione accattivante per un articolo fino a 155 caratteri.
  • Analisi della concorrenza: arriva ad analizzare i dati sulla concorrenza e suggerire strategie di SEO basate sui dati raccolti. Prompt: Fai un’analisi della concorrenza tra i migliori brand [di X] in [PAESE] 

Tutto questo dipende ovviamente dal giusto prompt (e se esistono oggi i/le prompt designer un perché ci sarà). Bisogna sempre tenere in considerazione che ogni risultato non è “cotto e mangiato”, ma da verificare e comprendere. Chiunque si appresti a guidare questa macchina deve tenere in considerazione la necessità di un controllo esperto, senza il quale i risultati potrebbero essere davvero insoddisfacenti.

Google penalizza i contenuti realizzati con GPT?

Sebbene ci siano stati dei dubbi sulla qualità dei contenuti prodotti dall’AI, Google non è contraria ai contenuti generati dall’Intelligenza Artificiale e, anzi, è sempre più interessata a integrare questa tecnologia nella sua piattaforma di ricerca, come dimostra “l’esperimento” Bard, il suo sistema di intelligenza artificiale conversazionale

GPT (o qualsiasi famiglia di intelligenze artificiali) può essere utilizzata per creare contenuti utili e di alta qualità, ma solo se viene utilizzata in modo responsabile e che siano soprattutto in grado di soddisfare le esigenze degli utenti, anziché limitarsi a generare parole chiave.

Insomma, a Google non importa se i contenuti sono creati dalle persone, purché siano creati PER le persone. 

La checklist che piace a Google 

Ad agosto 2022 Google aveva già fornito ottime istruzioni al riguardo. Se rispondi “sì” alle domande di seguito, probabilmente stai già adottando il giusto approccio:

  • La tua audience troverebbe utili i contenuti se arrivasse direttamente sul tuo sito? 
  • I tuoi contenuti dimostrano chiaramente l’esperienza in prima persona e una conoscenza approfondita (ad esempio, l’esperienza che deriva dall’uso effettivo di un prodotto o servizio o dalla visita di un luogo)?
  • Il tuo sito ha uno scopo o obiettivo principale?
  • Dopo aver letto i tuoi contenuti, un utente avrà la sensazione di aver imparato abbastanza su un argomento così da poter raggiungere il suo obiettivo?
  • Un utente che leggerà i tuoi contenuti riterrà soddisfacente la sua esperienza?
  • Stai seguendo le indicazioni (di Google) sugli aggiornamenti principali e sulle recensioni dei prodotti?

Forte nella semplicità, deficitario nella complessità

Tornando a noi, GPT-3 è quasi impareggiabile quando si tratta di testi semplici, ma diventa poco accurato (per ora) quando l’argomento è molto tecnico. Seppur estremamente potente, lo strumento ha ancora dei limiti in quanto non ha accesso diretto al web, ma trae le sue informazioni da un archivio di dati (libri, riviste, documenti accademici e altro materiale) digitalizzato e reso disponibile online. Inoltre il dataset attualmente in uso risale al 2021, quindi non è al momento in grado di elaborare informazioni in tempo reale.

Differenze tra GPT-3 e GPT-4

La prima versione di GPT è stata rilasciata nel 2018: GPT-1 è stato addestrato su un vasto corpus di testo e ha dimostrato di poter generare testo in modo autonomo e completare frasi in modo coerente. Successivamente, sono state rilasciate le versioni GPT-2 e GPT-3 (oggi l’ultima versione è la 3.5, disponibile worldwide), che sono diventate sempre più grandi e complesse, migliorando le prestazioni del modello per quanto riguarda la generazione di testo e la comprensione del linguaggio naturale. 

Oggi OpenAI sta lavorando su GPT4. già accessibile agli sviluppatori e, in parte, agli utenti pro di ChatGPT. Al momento non esiste una versione ufficiale di GPT-4, quindi non è possibile conoscere le differenze specifiche tra i due modelli. Sappiamo tuttavia che GPT-4 sarà addestrato su un corpus di testo e dati ancora più grande e complesso rispetto a quello utilizzato per GPT-3 e possiamo avanzare alcune ipotesi sulla possibile architettura e sui miglioramenti rispetto a GPT-3.

  • GPT-4 lavora su 100 trilioni di parametri, rispetto ai 175 miliardi di GPT-3.
  • Migliora la correttezza dei fatti e riduce i bug, ottenendo il 40% in più rispetto a GPT-3 sul benchmark interno di performance di OpenAI.
  • GPT-4 è più flessibile, consentendo agli utenti di comandarlo a scrivere in diversi stili, toni o voci. Per capirci, un’azienda potrebbe sfruttare le API per (potenzialmente) riscrivere un intero sito con il proprio brand manual.
  • Può gestire benissimo gli input di immagini. Grazie alla sua struttura multimodale, GPT-4 sarà in grado di descrivere un’immagine con precisione (ma non solo), aprendo una vasta gamma di applicazioni. L’associazione Be My Eyes ha già sfruttato questa possibilità, trasformando letteralmente l’accessibilità ai contenuti. 

Le implicazioni per le aziende e le industrie sono enormi. Gli avanzamenti nella velocità, nell’adattabilità e nelle capacità linguistiche di GPT-4 consentiranno alle società di migliorare la loro efficienza, produttività e l’esperienza del cliente.

GPT bloccato in Italia per la privacy

Le fonti sono state proprio il fulcro del problema, perché tra queste può esserci anche un problema di privacy. E così è stato in Italia: il 31 marzo 2023 il Garante per la protezione dei dati personali ha deciso di bloccare ChatGPT con effetto immediato finché non rispetterà la disciplina sulla privacy. 

Il Garante ha infatti rilevato la mancanza di un’adeguata informativa per gli utenti e per tutti gli interessati i cui dati personali sono raccolti da OpenAI. In altre parole, l’autorità ha ritenuto che OpenAI stia raccogliendo e utilizzando grandi quantità di dati personali senza un’adeguata trasparenza e senza un legittimo motivo giuridico, che ne giustifichi la raccolta e l’elaborazione. 

Il Garante ha dato tempo fino al 30 aprile: se OpenAI dimostrerà di essere in linea con le richieste, la piattaforma tornerà disponibile per tutti gli utenti italiani… e così è stato! Così a maggio ChatGPT è tornato disponibile in Italia!

OpenAI risponde con il Bug Bounty Program

Nel frattempo OpenAI ha incentivato il suo Bug Bounty Program con lo scopo di garantire la sicurezza dei prodotti e dei servizi di OpenAI e di proteggere i dati degli utenti. In questo modo gli esperti di sicurezza informatica possono segnalare eventuali vulnerabilità o bug del sistema a OpenAI. 

Una volta che un bug viene segnalato, OpenAI valuta la gravità del problema e decide se offrire o meno una ricompensa al ricercatore che ha segnalato il bug. Il valore della ricompensa dipende dalla gravità del bug e dalla sua importanza per la sicurezza dei prodotti e dei servizi di OpenAI. Come dire, Old but Gold: è un approccio vecchio come Internet, ma davvero efficace.

I problemi di GPT

Quello della privacy è solo uno degli aspetti su cui riflettere. GPT è come Internet 30 anni fa: potentissimo, ma ancora poco compreso. E dai confini labili. Con un’importante differenza: la nostra curva di apprendimento è davvero rapida. In proporzione oggi ci metteremo poco tempo a “governare” la macchina, rispetto alle dinamiche innestate dal web quando è entrato nella nostra quotidianità. 

Al di là di questo aspetto, in primis dobbiamo fare i conti con una serie di fatti (sociali o meno). E prima lo facciamo, prima sfrutteremo adeguatamente l’intelligenza artificiale.

L’intelligenza artificiale e le Fake news

Questo strumento sarà il più potente per la diffusione della disinformazione mai esistito su internet“: queste le parole sull’AI di Gordon Crovitz, co-direttore generale di NewsGuard, società che si occupa di monitorare l’informazione online. Sembra un’affermazione apocalittica, ma la realtà oggi non può che confermare. 

Le fake news sono da sempre un problema, esacerbato nell’era dei social media. E cosa può succedere quando esiste una tecnologia che permette di creare contenuti con facilità come GPT? Semplice: proliferano come una colonia di zanzare in uno stagno. A febbraio scorso un ragazzo cinese ha messo alla prova ChatGPT e poi diffuso il testo: era un semplice comunicato stampa che annunciava la revoca delle restrizioni al traffico da parte di un’amministrazione locale. Morale della favola: nonostante il testo fosse falso, molti utenti l’hanno reputato vero e lo hanno condiviso, diventando virale (sui social). Fortunatamente l’effetto della notizia falsa è stato limitato, causando solo poche multe a guidatori che non erano a conoscenza della sua falsità. E questo è solo un piccolo esempio avvenuto dall’altra parte del mondo. 

Creare immagini e diffondere eventi mai successi

Notizia recente: al Sony World Photography Awards 2023 il vincitore ha rifiutato il  premio. La motivazione? La foto è stata generata con Stable Diffusion, una delle più avanzate tecnologie basate sull’intelligenza artificiale. L’evento è uno dei concorsi più famosi del settore e l’artista Boris Eldagsen aveva conquistato il primo posto nella categoria “Creative”. A rivelarlo è stato proprio Boris sul suo blog con parole difficili da digerire: “Quanti di voi sapevano o sospettavano che fosse generata dall’AI? Qualcosa non torna, vero? Le immagini AI e la fotografia non dovrebbero competere tra loro in un premio come questo. Sono entità diverse. L’intelligenza artificiale non è fotografia. Pertanto non accetterò il premio”.

Anche questo è solo uno dei casi, c’è chi ha fatto più di una prova, con risultati clamorosi. Fanpage ha studiato Midjourney e in brevissimo tempo la redazione è stata in grado di generare immagini ultra realistiche. Da Putin ferito in guerra, a Obama in visita a Venezia, c’è anche un ritratto in stile copertina del Times con Donald Trump che afferra Rihanna. Basta davvero poco per farlo… e crederci.

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Arriva Terminator? 

È stato proprio il fondatore di OpenAi, Sam Altman, a suonare un campanello d’allarme: in un recente aggiornamento, Altman ha ragionato sui rischi futuri e remoti dell’intelligenza artificiale generativa

Disinformazione su larga scala, cyber attacchi, ma non solo: come riporta Wired, Sam Altman è infatti uno dei teorici del cosiddetto “scenario Terminator”, secondo cui sviluppare l’intelligenza artificiale potrebbe potenzialmente mettere in pericolo la stessa esistenza dell’essere umano. Questo perché diventerebbe obsoleta (o peggio) da intelligenze artificiali dotate di coscienza, di capacità cognitive estremamente superiori alle nostre e che potrebbero potenzialmente perseguire in autonomia obiettivi contrari al benessere della nostra società.

Quanto c’è di vero in tutto questo? Nella realtà è uno scenario poco plausibile, smentito da tantissimi/e esperti/e del campo. Ma rimane un timore che può davvero fare presa sulle persone.

GPT come forza lavoro

Come scritto proprio in questo articolo, GPT è uno strumento formidabile che aiuta a smaltire tanto lavoro, ma non a sostituire la forza lavoro. Sono cose molto diverse e purtroppo i casi nel mondo che segnalano questa nuova dinamica non sono pochi. 

Il Corriere della Sera poco tempo fa aveva addirittura intervistato alcune persone al riguardo. C’è la copywriter di Londra che ha perso l’incarico perché il cliente ha iniziato a usare ChatGPT per scrivere i testi al suo posto, l’informatico che fa “programmare” software automatizzati al posto dei collaboratori (che probabilmente andranno a casa), fino al curioso paziente che quasi preferisce confrontarsi con la IA invece del proprio psicanalista. 

È chiaro che possono originarsi dei paradossi non da poco e temo il giorno in cui ci saranno persone che useranno l’AI per avere diagnosi mediche come fosse un moderno Dottor House.

GPT è uno strumento… e come tale dobbiamo usarlo

Qui arriviamo al dunque: GPT, o qualsiasi intelligenza artificiale sufficientemente avanzata, è in grado di elaborare enormi quantità di dati in tempi estremamente ridotti, individuare pattern e tendenze che sarebbero difficilmente rilevabili (velocemente) dall’uomo e apprendere in modo autonomo e continuo.

D’altra parte, l’intelligenza umana è in grado di comprendere contesti complessi, utilizzare informazioni non esplicite, apprendere da pochi esempi e prendere decisioni basate su valori etici e morali. Non solo: l’esperienza è qualcosa che può essere raccontato, ma non può essere trasmesso sotto forma di gigabyte. 

Chi sta ragionando in maniera dicotomica però sbaglia, perché non si tratta di “o noi o loro”. Non c’è una guerra in atto, non siamo alle soglie di Terminator. Quando parlo di sfruttare l’intelligenza artificiale (e non farci sfruttare), intendo proprio di alimentare la propria professionalità e vita con un forte spirito critico, in grado di decifrare il più possibile il contesto in cui siamo immersi. 

Usiamo GPT come facilitatore di alcune lavorazioni, come tool di pre-analisi, come potenziale fonte di idee. Non usiamo GPT come sostituto della persona o dell’attività completa, perché anche quando sarà in grado di “replicare” un essere umano (e magari ci arriveremo)… resterà pur sempre una macchina che elabora dati.

[TALK] Come integrare e sfruttare l’AI senza essere sfruttati

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